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Se la Capitale diventa un "non luogo"

Se la Capitale diventa un "non luogo"

Questo fine settimana i romani potranno visitare il Festival del Verde e del Paesaggio nel parco pensile dell'Auditorium della capitale. La mostra è patrocinata dal comune perché l'argomento è d'interesse sociale. Abitare in luoghi alberati e fioriti, in un ambiente che permetta il recupero di un benessere psicofisico, messo a dura prova dall'affollamento, dal traffico e dal rumore è d'importanza fondamentale, sia per la salute fisica sia per quella mentale.

Una passeggiata in un parco pubblico riduce lo stress e ristabilisce le funzioni cognitive. Bombardati ogni giorno da troppi stimoli sensoriali mettiamo a dura prova le nostre facoltà attentive e rischiamo di non riuscire a concentrarci per evitare incidenti stradali, domestici o professionali. L'Attention Restoration Theory di Kaplan, nel campo della psicologia ambientale, asserisce un recupero di risorse psicologiche impoverite, di cambiamento di stati emotivi negativi in positivi, come risultato dell'abitare in un ambiente verde rigenerativo che allevia la fatica e lo stress.

Per ritrovare un po' di calma e ritemprarsi nel weekend, i romani frequentavano Villa Ada, Villa Borghese e altri spazi naturali che fanno della capitale la città più verde d'Europa. L'assessore all'Ambiente con l'approvazione del sindaco Raggi vuole far manutenere i giardini della città, ormai invivibili, da capre e pecore da utilizzare come tosaerba viventi. Peccato che a Roma il dramma non sia soltanto il verde abbandonato a se stesso, in cui sguazzano topi e parassiti ma anche i rifiuti, le panchine e le fontanelle inutilizzabili e i clandestini che trovano riparo all'interno di aree gioco che dovrebbero servire ai bambini per lo svago dopo le fatiche scolastiche mattutine. Roma è diventata un «nonluogo», uno spazio che Marc Augé, filosofo e scrittore francese, contrappone a quello antropologico, che ha la prerogativa di non essere identitario e relazionale, in cui si transita velocemente con il desiderio frenetico di consumare ma senza entrare in relazione con gli altri e con l'ambiente circostante, poco igienico, anonimo e pericoloso.

Quando l'ambiente diventa inospitale le persone perdono l'identità di luogo, quell'identità personale in relazione all'ambiente in cui si vive, che può essere congruente con i propri sentimenti, emozioni e valori o discostarsene non somigliando più a quello che avevamo nei ricordi, che dava soddisfazione a bisogni biologici e culturali. Quando non ci si riconosce più nel proprio ambiente si perde l'attaccamento alle proprie origini geografiche con una sensazione di spaesamento che viene dal sentirsi a disagio in un posto che significava sicurezza e piacere.

Abitare in una città sporca e degradata è come vivere in una casa in perenne disordine, con la pattumiera piena e puzzolente e i piatti da lavare.

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