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"Sposare i leghisti mi agita". E Grillo pensa al divorzio

Il comico ammette lo stress per l'accordo con Salvini, insultato per anni. Fico e i suoi preparano la fronda

"Sposare i leghisti mi agita". E Grillo pensa al divorzio

Il fondatore ha parlato. Di nuovo durante uno spettacolo, sempre con il linguaggio ambiguo che lo caratterizza da quando ha fatto «il passo di lato» per lasciare il Movimento nelle mani di Luigi Di Maio. Beppe Grillo si è pronunciato sul «contratto di governo» tra stellati e leghisti. La benedizione del garante è stata a metà. Ma è arrivata. Il comico, durante una tappa del suo tour «Insomnia» a La Spezia, oscillando tra il serio e il faceto, ha detto: «Mi agita, mi agita, questo matrimonio mi agita, lo stress, lo stress, questo matrimonio...».

La gag, nel giorno del royal wedding, è tutta riferita allo sposalizio tra Di Maio e Salvini. E Grillo comunque vuole intestarsi il ruolo di testimone di nozze: «Abbiamo fatto un miracolo, lunedì (oggi ndr) sarà tutto ok, abbiamo fatto fuori il Pd e lo psiconano, con la Lega ce la giocheremo». Poi la previsione: «Andremo d'accordo, i loro giovani sono simili ai nostri».

Anche se la storia del rapporto tra il fondatore del M5s e il segretario della Lega non è stata sempre rose e fiori. Nel 2009, Salvini canta un coro contro i napoletani, Grillo impazzisce: «Meridionali si nasce, razzisti si diventa. Salvini con il suo stipendio da deputato rappresenta anche loro. La pecunia dei terun non olet. Salvini invece sì». Il leghista puzzava. E non solo, era pure bugiardo. Con tanto di hashtag #Salvinibugiardo sul Blog perché aveva osato criticare l'idea grillina, in seguito accantonata, del referendum sull'uscita dall'euro. Il comico, negli anni, lo ha definito «ballista», «impresentabile», «piccolo uomo» e «traditore politico». Salvo poi scoprire, dopo le elezioni del 4 marzo, che il leghista è «uno che mantiene la parola». E giurare fedeltà dal palco di La Spezia.

A marzo del 2015 è Matteo Salvini ha reagire alle invettive di Grillo. Succede che i magistrati milanesi scoprono un elenco dei dirigenti della sanità lombarda, con a fianco indicata l'appartenenza politica di ognuno. Il comico sbotta sul Sacro Blog: «Il cancro leghista infesta la sanità lombarda». Il segretario del Carroccio offende: «Grillo è un poverino alla canna del gas, per rispetto la parola cancro non dovrebbe essere utilizzata visto che tocca la sensibilità e la sfortuna di qualche milione di italiani, è un poverino in evidente difficoltà». Salvini nella stessa occasione vaticina: «Grillo è in difficoltà essendo a conoscenza del fatto che diversi parlamentari dei Cinque Stelle sono interessati a cominciare un percorso con la Lega».

Ed è qui che torna lo spettro delle divisioni interne al M5s. Grillo e gli «ortodossi» da un lato, il capo politico Luigi Di Maio e il braccio aziendale della Casaleggio Associati dall'altro. Alessandro Di Battista in panchina, pronto a timbrare un biglietto di ritorno dall'esilio americano. Come anticipato dal Giornale il 3 aprile, il leader della fronda parlamentare è Roberto Fico, presidente della Camera, ultimo samurai dell'integralismo grillino.

Uno che in questi giorni svicola nei corridoi di Montecitorio, dribblando le domande dei cronisti: «Come sapete io non parlo, ho un ruolo istituzionale».

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