Cronaca locale

Aste giudiziarie: il gip chiude il caso

Le presunte intese Tribunale-Camera di commercio-appaltatore

Aste giudiziarie: il gip chiude il caso

Il gip Marco Del Vecchio ha archiviato, su richiesta della Procura, l'indagine con al centro il reato di turbativa d'asta in relazione all'appalto per la pubblicità delle aste giudiziarie nel biennio 2013-2014. L'archiviazione arriva diversi mesi dopo l'udienza in cui si era discussa l'opposizione alla richiesta della Procura di chiudere il caso da parte di astelegali.net, una delle società che si ritenevano penalizzate.

Nel frattempo, la Procura generale della Cassazione, competente per i profili disciplinari, aveva chiesto informazioni al pm Paolo Filippini su eventuali responsabilità di magistrati milanesi nella vicenda. La gara era stata indetta nel 2012 con una parte dei fondi Expo e l'ipotesi su cui la Procura ha lavorato era quella di «intese triangolari» che coinvolgevano esponenti del Tribunale, della Camera di commercio e di un'impresa appaltatrice «che, di fatto, ha conservato a lungo il monopolio della aste giudiziarie». Quando, nel gennaio del 2016, il pm Filippini si era reso conto che «lo sviluppo dell'indagine» doveva «passare necessariamente dalle condotte dei magistrati dell'ufficio giudiziario milanese fruitore dei servizi resi dalle imprese del gruppo Edicom», aveva mandato le carte a Brescia, competente sui possibili reati delle toghe milanesi.

La risposta era arrivata otto mesi dopo, con la restituzione degli atti al mittente «senza procedere a ulteriori indagini». I magistrati bresciani avevano scritto ai colleghi che «il mero sospetto» non bastava a determinare una loro competenza che sarebbe scattata solo un'iscrizione nel registro degli indagati. Di questo «no» era rimasta traccia nella richiesta di archiviazione datata 28 aprile in cui il pm sottolineava che «le indagini effettuate non consentono di sostenere l'accusa in giudizio nell'ambito delle competenze di questo ufficio», lasciando intravvedere il rammarico per la mancata collaborazione dei bresciani. Il bando della Camera di commercio era stato bocciato dall'Autorità anti corruzione di Raffaele Cantone per errori di calcolo nella base d'asta di Digicamere-Camera di commercio quale stazione appaltante per conto del Tribunale dell'allora presidente Livia Pomodoro. Era poi stata aperta l'indagine penale avviata con l'ipotesi di turbativa d'asta per il ribasso del 72 per cento da parte dell'unico partecipante.

Nella richiesta di archiviazione il pm aveva preso atto di non essere riuscito «a trovare le prove per ritenere che la fornitura di servizi sia stata preceduta da illecite intese triangolari coinvolgenti esponenti del Tribunale, della Camera di commercio e dell'impresa» né a risalire «all'effettiva proprietà della vincitrice Edicom Finance» controllata da una società inglese a sua volta controllata da una nel paradiso fiscale del Delawere.

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