Economia

Google trema: maxi-causa da 4,3 miliardi

L'accusa: «Tracciati per scopi pubblicitari mentre si navigava con l'iPhone»

Google trema: maxi-causa da 4,3 miliardi

«Google you owe us», Google ci sei debitore. Precisamente di 4,3 miliardi di dollari. Hanno le idee chiare i quasi 4 milioni e mezzo di consumatori britannici che sotto questo slogan si sono uniti in una class action per fare causa a Mountain View. L'accusa che rivolgono alla società del gruppo Alphabet è di aver illegalmente tracciato la loro navigazione online da iPhone attraverso l'app Safari, sviluppata da Apple, e di averli così profilati dal punto di vista pubblicitario.

La causa è partita lo scorso novembre. A guidarla Richard Lloyd, esperto di tutela dei consumatori ed ex presidente della principale associazione britannica attiva nel settore, «Which?». Ora, dopo due giorni di audizioni, gli avvocati che rappresentano i ricorrenti hanno comunicato le tipologie di dati secondo loro raccolti segretamente da Google. Si tratta di dettagli su etnia, salute fisica e mentale, inclinazioni politiche, sessualità, classe sociale, finanze personali, abitudini negli acquisti e geolocalizzazione. Informazioni che, secondo il gruppo di consumatori, sarebbero state carpite da Google tra il 2011 e il 2012 per poi essere aggregate e usate per categorizzare gli utenti, che secondo quanto spiegato dai legali sarebbero stati inseriti in gruppi come «appassionati di calcio» o «interessati all'attualità» in base alle loro preferenze. In questo modo gli incosci navigatori del web sarebbero stati profilati dal punto di vista del targeting della pubblicità. «Google you owe us», che punta a coinvolgere nella causa anche gli utenti americani, spera di portare a casa un risarcimento di 750 sterline (poco più di 850 euro) per ogni vittima, per un totale di 3,2 miliardi di sterline (3,6 miliardi di euro) da prelevare dalle casse di Google.

Ma come avrebbe fatto il colosso guidato dall'indo-americano Sundar Pichai a infilarsi nel codice di Safari, che ha tra le impostazioni predefinite quella di bloccare il tracciamento da parte di terzi attraverso i cookie, i gettoni identificativi che contengono informazioni sull'utente che naviga in Internet? Secondo i ricorrenti, Google sarebbe riuscito a forzare con un codice il browser di Apple e a costringerlo ad accettare un cookie «passivo», senza alcun intervento dell'utente. Che così non sapeva di essere «spiato».

Mountain View ha replicato che rifiuta le accuse e che nessuna informazione sugli utenti è stata data a terze parti. Ma la società, negli Stati Uniti, è già stata costretta a elargire risarcimenti per un totale di 39,5 milioni di dollari per chiudere azioni legali sulla stessa vicenda.

Nel 2012, infatti, le toccò una multa da 22,5 milioni di dollari da versare alla Federal Trade Commission, l'agenzia indipendente statunitense che si occupa di tutela dei consumatori, mentre l'anno successivo pagò 17 milioni di dollari a 37 Stati sempre in seguito alla violazione del browser Apple.

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