Cultura e Spettacoli

Bartoli, l'Italiana alla conquista di Salisburgo

Dopo il successo al Festival, la cantante presenta il lungo progetto barocco alla Scala

Bartoli, l'Italiana alla conquista di Salisburgo

Cecilia Bartoli è la cantante-vulcano che dal 2012 dirige il festival di Pentecoste di Salisburgo infilando, anno dopo anno, una serie di opere improntate a donne dal carattere spiccato. È l'Italiana a Salisburgo che incarna a perfezione - per vocalità e temperamento - un ruolo come quello di Isabella, la protagonista de L'Italiana in Algeri, opera di Gioachino Rossini con cui s'è aperto il Festival. Dopo questo collaudo primaverile, la sua Italiana tornerà al Festival di Salisburgo in agosto, e sarà fra gli appuntamenti di maggior richiamo. La Bartoli è una che riesce a far breccia nei cuori. Del Cattolicesimo: è l'unica donna ad aver cantato nella Cappella Sistina, e ora chiude il cerchio portando a Salisburgo, l'anno prossimo, il Coro del Papa. Ha fatto breccia nel cuore musicale d'Europa, SalisburgARTo appunto, dove è regina indiscussa, amata dalla ferra presidente del Festival Helga Rabl-Stadler. Come non amare un'artista che riesce a confezionare festival immancabilmente sold out? Perché anche quest'anno gli appuntamenti hanno fatto il tutto esaurito. Piacciono i programmi alla Bartoli, con tanta Italia (per il 2018 tutto convergeva su Rossini) e omaggi all'Austria ospitante (vedi la massiccia presenza di interpreti d'area germanica e impaginati austro-tedeschi). Nel frattempo, è stato appena annunciato il suo progetto con la Scala dove tornerà ogni anno, per tre consecutivi, dal 2019, con un progetto barocco che include Giulio Cesare in Egitto, Semele e Ariodante. E tornerà anche a girare per l'Italia.

Bartoli è una che osa. Il successo di questa Italiana in Algeri si deve proprio al lavoro di squadra, all'intelligente dialogo fra buca d'orchestra, cantanti e regia. E' un'Italiana in Algeri calata nell'oggi. Il canto del muezzin precede l'ouverture di Rossini. Si vedono palazzi fatiscenti di quartieri popolari arabi, con un seguito di parabole satellitari. Mustafà è un gangster a bordo di una scassata Mercedes. Elvira è succube di Mustafà, salvo risvegliarsi dal torpore della sottomissione grazie all'incontro con l'Italiana emancipata. Tutto è condotto con la levità della commedia. Il mondo arabo ne esce comunque maluccio, gabbato, vittima dei propri desideri. L'Italia brilla con la figura della frizzante Isabella. Per il resto, è una voluta - così spiegano i registi Leiser-Caurier - infilata di cliché. Di qua muezzin, cammelli, souk. Di là, maglie azzurre, Dolce Roma di Anita Ekberg, abbuffate di pasta. «Hitchcock diceva che se giri un film in Svizzera non puoi non avere un orologio a cucù. Noi usiamo tutti i cliché d'Algeria e Italia» (Leiser). Ma il pezzo forte è lei, Cecilia Bartoli.

Carisma fatto persona.

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