Cronache

Confessione choc di Izzo: "Abbiamo rapito e ucciso una ragazzina 40 anni fa"

Il mostro del Circeo rivendica un altro orrore I pm non gli credono, ma Perugia indaga

Confessione choc di Izzo: "Abbiamo rapito e ucciso una ragazzina 40 anni fa"

Le belve responsabili del massacro del Circeo uccisero anche in trasferta. Tornano a far scalpore le rivelazioni choc di Angelo Izzo, detenuto nel carcere di Velletri dove sta scontando la pena per il duplice omicidio di Ferrazzano. Il mostro sostiene di essere dietro a un'unica catena di sangue, che legherebbe la morte di Rosaria Lopez, massacrata nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 nel litorale pontino, Maria Carmela Limucciano e sua figlia Valentina Maiorano, moglie e figlie del boss della Sacra Corona Unita, Giovanni, soffocate trenta anni dopo a Ferrazzano (Campobasso) e Rossella Corazzin, studentessa diciassettenne di San Vito al Tagliamento, provincia di Pordenone. Su quest'ultimo caso, la Procura di Roma lo ha denunciato per calunnia, ritenendolo poco credibile e anche i pm di Perugia, che hanno ereditato il fascicolo da quelli di Belluno, hanno archiviato l'inchiesta. Ma ora ci sono nuovi atti, trasmessi due giorni alla procura umbra da quella veneta, che non sono ancora stati analizzati. E potrebbero portare nuove sorprese.

La fine di Rossella Corazzin da 43 anni resta un mistero. Izzo giura di essere stato lui, insieme agli altri due aguzzini Andrea Ghira e Gianni Guido, a ucciderla. La famiglia di Rossella, in realtà, non ha mai potuto piangere il corpo, perché il 21 agosto del 1975 la diciassettenne scomparve dai boschi di Tai di Cadore, mentre era in vacanza con la famiglia. Si allontanò da sola per una passeggiata verso il monte Zucco, portando con sé una macchina fotografica e un libro e sparì nel nulla. Si parlò di una «fuga volontaria». Ma la studentessa non tornò mai e nel 2010 il Tribunale di Pordenone l'ha dichiarata legalmente morta.

Ora Izzo aggiunge dolore al dolore, raccontando che la minorenne era stata scelta, perché vergine, da lui, Guido e Ghira, in vacanza in Cadore, che l'avrebbero sequestrata, portata sul lago Trasimeno (Perugia) e insieme a altri sette uomini violentata e uccisa.

L'episodio precede di un mese il massacro del Circeo, quando i tre picchiarono, violentarono e annegarono una studentessa di 19 anni, Rosaria Lopez, e ridussero in fin di vita una sua amica di appena 17 anni, Donatella Colasanti, che riuscì a salvarsi facendosi credere morta. Trent'anni dopo, nel 2005, Izzo si è reso responsabile della morte della moglie e della figlia di Giovanni Maiorano, esponente della Sacra Corona Unita. Era divenuto amico del boss in carcere a Palermo, si era conquistato la fiducia delle due donne, e, non appena ottenuto dai giudici il permesso di uscire, le aveva uccise in una villetta a Ferrazzano.

Sul caso Corazzin e su altri fatti di sangue avvenuti nella capitale, Izzo era già stato ascoltato dai pm di Roma nel settembre del 2016, che lo denunciarono per calunnia e autocalunnia ritenendo le dichiarazioni non credibili. Un anno fa anche la Procura di Perugia ha archiviato tutto, perché gli accertamenti non hanno fatto emergere alcun elemento utile per proseguire nell'indagine. Ma ora le carte in tavola potrebbero nuovamente cambiare.

«La notizia produce un enorme dolore, non oso immaginare quello dei familiari di questa povera ragazza - commenta Donatella Papi, la moglie di Izzo -.

Parlare di queste cose, senza che ci sia l'attendibilità indispensabile uccide la gente».

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