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La volontaria-panzer "convertita" dal prof Veronesi

Da 30 anni aiuta le donne col tumore al seno: "Ho fondato un'associazione, il Sud ne ha bisogno". Parola di friulana

La volontaria-panzer "convertita" dal prof Veronesi

«Ho fatto di quel seno, che mi hanno asportato, la mia bandiera. Da quel momento sono ripartita e ho cominciato a lavorare per tutte le altre donne che, come me, si fossero trovate in difficoltà, per diffondere e sostenere la cultura della prevenzione. E, soprattutto per convincerle a parlare, a farsi aiutare, ad uscire allo scoperto. Convincerle che un tumore al seno non è qualcosa di cui vergognarsi ma, al contrario è un motivo per lottare. Per battersi. Per affermare la propria dignità di donna e di madre. E, alla fine, per vincere» .

Certo che se tutti avessero la verve e il coraggio di Umberta Basso, 78 anni magnificamente portati, beh forse molte coscienze incoscienti e anche tanti medici poco medici, si risveglierebbero di colpo. Lei si muove come un panzer, non si ferma davanti a nessun ostacolo e arriva dove vuole arrivare. Lo ha sempre fatto in questi trent'anni. In silenzio. Ogni giorno in compagnia delle «sue» volontarie e dalle «mie amiche pazienti» come le chiama lei. Si è staccata solo per poche ore. Per andare al Quirinale e stringere la mano al presidente Mattarella che, assieme ad altri 29 «buoni per davvero» l'ha insignita dell'onorificenza di Commendatore della Repubblica. Motivazione: «Per la sua opera trentennale di testimonianza e sensibilizzazione sul valore della prevenzione nella cura dei tumori femminili». Che effetto le fa signora Basso? «E'stata un'enorme gratificazione, una giornata speciale anche se quando sono andata al Quirinale le debbo dire che non sapevo bene nemmeno quale riconoscimento mi sarebbe stato assegnato. Mi sembra solo di aver fatto e di continuare a fare semplicemente il mio dovere».

Nata in Friuli, segretaria del reparto di Ortopedia all'ospedale di Pordenone («con un primario d'eccellenza che mi ha insegnato tantissimo»), alle soglie degli Anni Settanta si trasferisce a Battipaglia per diventare il braccio destro di suo zio, titolare di una multinazionale. Si sposa a 21 anni, mette al mondo quattro figli ma, nel 1990, la sorpresa di avere un tumore al seno. «C'è voluta tutta la mia caparbietà per farmi fare una mammografia e poi un'ecografia. Non era la prassi a quell'epoca al Sud, non era normale sottoporsi a controlli di prevenzione. Io ho insistito perché quella della prevenzione era una buona abitudine che avevo imparato nel mio ospedale in Friuli, dove le donne si controllavano regolarmente il seno. Mi hanno detto che non sarei sopravvissuta a lungo, ma eccomi ancora qui, senza aver fatto né chemio, né radioterapia. Così, quando sono tornata a Battipaglia dopo l'operazione, mi sono detta che non potevo non dare la possibilità alle donne della mia città di scoprire l'importanza della prevenzione senologica, e non potevo permettere che si sentissero abbandonate. Ho cominciato nel febbraio del 1991 aiutata da Marco Salvatore coordinatore scientifico dell'ospedale Pascale di Napoli. A lui portavo tutte le donne in difficoltà, poi, con l'aiuto di medici d'eccellenza che lavorano all'ospedale Moscati di Avellino, come il dottor Carlo Iannace, ho aperto un ambulatorio a Battipaglia. Sono questi medici che fanno la differenza al Sud, non le strutture. E al Moscati di gente in gamba che non si tira indietro quando c'è da fare volontariato ce n'è. Pensi che il dottor Iannace è sempre in giro a fare visite senologiche gratuite. Questa è l'altra faccia della Sanità».

Così l'avventura del Commendatore Bettina, come tanti affettuosamente la chiamano, giorno dopo giorno prende corpo e si consolida. «Prima sono partita con una piccola associazione, poi ho fondato l'Amdos (Associazione Meridionale Donne Operate al Seno). E' da oltre 30 anni che con le mie volontarie facciamo opera di sensibilizzazione tra le donne delle province di Salerno, Napoli, Avellino. Sosteniamo l'importanza di sottoporsi ad esami diagnostici e il risultato che oggi in Campania sono attive almeno una quindicina di sedi Amdos. Tutte con i loro ambulatori che informano le donne e poi le assistono con la prevenzione, il follow up e il sostegno psicologico».

E se, come le piace ricordare, il suo mentore fu Veronesi, è altrettanto vero che la scintilla di creare l'Amdos le venne seguendo la vicenda di Teresa Lasser, una donna statunitense che, subita l'asportazione della mammella, sperimentò l'isolamento con cui il marito e i medici decidevano per la sua salute. «Sa che cosa fece Teresa Lasser? Costituì un'associazione con l'obiettivo di aiutare le donne ad autodeterminarsi nella cura e per supportare quelle che dovevano affrontare questa patologia. Nelle province di Napoli, Avellino e Salerno portiamo avanti il progetto Controlla la salute del tuo seno, aprendo ambulatori di visita senologica a migliaia di donne e offrendo la diagnostica strumentale convenzionata a un costo sostenibile, grazie a tanti volontari che hanno collaborato, ai medici e alle istituzioni che hanno sostenuto il nostro volontariato. Nella sede di Battipaglia siamo una decina di volontarie. Un team integrato da specialisti che offrono screening di senologia, melanoma, tiroide e ginecologia. La maggioranza di noi volontarie sono donne operate al seno che hanno superato la malattia da anni:ì chi si rivolge a noi vede nella nostra sopravvivenza la possibilità farcela, di guarire. Di crescere i figli e di vivere. Perché se diagnosticato tempestivamente e trattato correttamente il cancro è sconfitto nella quasi totalità dei casi».

Umberta, Bettina Basso, che ha collaborato anche con il ministero della Salute per mettere a punto, quattro anni fa, il piano sanitario della senologia, gira l'Italia per imparare e approfondire le sue conoscenze in ambito di cura e prevenzione. Per aiutare meglio e di più. «Le mie volontarie avrebbero voluto essere tutte al Quirinale con me. Ma il loro senso civico le ha spinte ancora una volta a stare accanto a chi ha bisogno, così mi sono fatta accompagnare da mia figlia e dalla mia nipotina. Adesso ho un progetto ambizioso: avere le Breast Unities in Campania e riorganizzare così la senologia negli ospedali della regione. Sono previste dalla legge e la loro realizzazione ci permetterebbe di avere la deroga per l'assunzione del personale e rilanciare la Sanità in Campania. Dobbiamo lottare, vincere questa battaglia.

Per ridare non solo un sorriso, ma certezze a tutte le donne».

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