Economia

Trump stanga la Cina con altri 50 miliardi di dazi

Pechino: «Risponderemo». E l'Europa si arrende: «Non avremo esenzioni»

Trump stanga la Cina con  altri 50 miliardi di dazi

Mentre Donald Trump annuncia a sorpresa l'introduzione di tariffe punitive sui prodotti hi-tech cinesi per un controvalore di 50 miliardi di dollari, l'Europa getta la spugna: «improbabile» ottenere dagli Stati Uniti un'esenzione permanente dai dazi su acciaio e alluminio. A pochi giorni dalla scadenza del 1° giugno, quando verrà a cessare la tregua concessa da Washington, gli spazi per negoziare una soluzione vantaggiosa per l'Unione sembrano ormai ridotti ai minimi. La commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malstroem, ha fatto il punto ieri davanti all'Europarlamento: «Forse l'agenda sarà positiva, senza diritti doganali nè quote, ma se siamo realisti penso che non possiamo sperarci: in realtà se gli Usa decidono di non applicare i dazi, mi aspetto che vogliano imporci delle quote».

Del resto, Donald Trump non sembra in vena di far sconti a nessuno. Neppure alla Cina. Nonostante con Pechino resti aperto il dialogo, il tycoon ha annunciato ulteriori misure, destinate a entrare in vigore «poco dopo» il 30 giugno, per imporre dazi del 25% sulle importazioni di prodotti hi-tech dal Dragone e introdurrà nuovi limiti agli investimenti cinesi nelle compagnie tecnologiche americane. Non un buon viatico in vista della missione a Pechino, che inizierà sabato prossimo, del segretario al Commercio, Wilbur Ross, per colloqui tesi a raffreddare le tensioni commerciali tra i due Paesi. La mossa arriva inoltre dopo che meno di 10 giorni fa il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, aveva detto che la guerra commerciale con la Cina era stata «sospesa». Irritata la reazione di Pechino: «Qualsiasi misura gli Stati Uniti adotteranno, la Cina ha la convinzione, la capacità e l'esperienza per difendere gli interessi del popolo cinese e gli interessi principali della nazione», ha affermato il ministero del Commercio cinese.

Quanto all'Europa, Malmstroem ha spiegato che nel caso in cui gli Usa decidessero per le quote sulle importazioni dalla Ue, «si tratta di vedere se saranno strette, cioè un volume limite al di quale non è possibile esportare o delle quote soft che permetterebbero altre esportazioni ma con dazi». Dalla scelta di una di queste due opzioni dipenderà la risposta di Bruxelles, che fin dallo scorso febbraio ha minacciato di introdurre tariffe punitive su alcuni prodotti simbolo del made in Usa (dai jeans Levi's alla motociclette Harley Davidson, fino al bourbon).

RPar

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