Cronaca locale

Zaino sospetto in metro scatta allarme terrorismo treni bloccati e disagi

Circolazione sospesa per un'ora e mezza tra Loreto e Turro, interviene l'unità cinofila

Zaino sospetto in metro scatta allarme terrorismo treni bloccati e disagi

Ed è subito, di nuovo, allarme terrorismo. È bastato veramente poco - uno zainetto abbandonato sulla banchina del metrò - per far ripiombare ieri mattina Milano nel timore di un attentato dinamitardo di tipo terroristico. La mobilitazione (e subito dopo la paura) è scattata alle 10. Quando la circolazione lungo la linea uno della metropolitana (la rossa) è stata interrotta in entrambe le direzioni poco prima delle 10.05 per circa un'ora e mezza tra le stazioni di Loreto e Turro a causa del ritrovamento su una banchina della stazione di Pasteur di uno oggetto sospetto, uno zaino appunto. In realtà la linea non è mai stata bloccata del tutto: Atm, infatti, ha attivato i bus sostitutivi per garantire il collegamento tra le stazioni dove i treni non passavano, Loreto, Pasteur, Rovereto e Turro. «Se siete diretti a Sesto Fs considerate le stazioni ferroviarie alternative» ha twittato l'Azienda trasporti di Foro Bonaparte. Inevitabili, però, le polemiche dei viaggiatori per i rallentamenti e i disagi in una fascia oraria della mattinata in cui la metropolitana è particolarmente affollata.

Sul posto del ritrovamento sono arrivati subito il personale dell'Atm, gli agenti della polizia locale e i carabinieri con il nucleo cinofili che hanno ispezionato e rimosso lo zaino per escluderne la pericolosità. L'operazione si è conclusa alle 11.10 e la circolazione dei convogli è ripresa poco dopo.

Non si allenta e non può allentarsi quindi l'allerta contro possibili azioni terroristiche da parte di estremisti islamici. Del resto non solo, infatti, se si è mai paventato un possibile attacco terroristico da parte del Califfato per la nostra intelligence l'obiettivo sensibile numero uno a Milano è sempre rimasta la metropolitana, ma risale appena a qualche giorno fa l'espulsione dall'Italia di un egiziano 29enne residente proprio qui, sotto la Madonnina, e rimpatriato in maniera coatta su un volo da Malpensa per il Cairo il 26 aprile. Secondo gli esperti del Viminale, infatti, era pronto a compiere attentati per l'Isis.

In una nota il Ministero aveva spiegato che l'uomo espulso manteneva contatti attraverso Facebook con due foreign fighters al punto che uno dei due lo aveva individuato come «possibile attentatore» per via del sostegno che il 29enne continuava a manifestare verso l'autoproclamato stato islamico.

L'egiziano era stato segnalato nel 2015 nell'ambito dell'indagine sul circuito di relazioni di un marocchino che viveva a Milano e che poi è partito per la Siria per unirsi ai terroristi del Califfato. Il secondo contatto del 29enne era un altro marocchino probabilmente morto nel 2016 nel corso dei combattimenti nella città siriana di Homs.

Con quest'ultimo provvedimento, sono 35 le espulsioni eseguite con accompagnamento nel proprio Paese nel 2018 e 272 quelle eseguite dall'1 gennaio 2015.

In tutti i casi si tratta esclusivamente di soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso di stampo maomettano.

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