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"Farò il turista spaziale. Vorrei portarci il Papa ma è presto per Marte"

L'astronauta milanese accolto dall'Esercito e in Vaticano: "Lassù si diventa migliori"

"Farò il turista spaziale. Vorrei portarci il Papa ma è presto per Marte"

Roma A fidarsi dei film di fantascienza questi dovevano essere gli anni dei viaggi interplanetari, della colonizzazione extramondo e del marziano che atterra (forse) in pace. Figuriamoci. Assorbita la sbornia degli Apollo sulla luna, tutto è tornato molto terreno. La fantascienza è tutta nel nostro Smartphone. Fortuna che sopra tutti (letteralmente) c'è Paolo Nespoli, 61 anni milanese, uno che dallo spazio sogna e fa sognare.

Astronauta e assaltatore dell'esercito italiano, Nespoli si è portato appresso 4 dei 5 componenti della Stazione Spaziale Internazionale (gli americani Randolph Bresnik, comandante della missione, Joseph Acaba e Mark Vande Hei, e il russo Sergej Rjazanskij) per fare il punto alla Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito a Roma accolto come un re («Lui rappresenta la meritocrazia») dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Salvatore Farina. Ha spiegato come si vive in assenza di gravità e di familiari. E come si sopravvive ad anni di allenamento tra grotte sarde e freddo siberiano. «Ve li presento io. Ci sono questi tre americani e un russo, il più sveglio, il paravento...», esordisce che sembra una barzelletta. C'è feeling tra i cinque che fanno a gara per lasciare al compagno l'onore del microfono. Nello spazio Nespoli ha compiuto oltre 60 esperimenti, alcuni dei quali (nel settore biomedico) saranno utili per lo studio della permanenza dell'uomo nello spazio per lunghi periodi, in previsione delle future esplorazioni, come quella su Marte.

Tra il pubblico c'è il generale Angioni, il mitico comandante della missione in Libano del 1982. Racconta volentieri dell'allora sergente maggiore Paolo Nespoli. «Avevo chiesto un incursore che fosse bravo con la macchina fotografica, mi servivano ricognizioni. Si presentò questo giovanotto dall'aria fredda, un vero duro. Fece bene. Poi si stufò di fotografare, voleva fare incursioni. Lo accontentai, ma si demotivò subito. Gli chiesi cosa cosa volesse fare da grande e lui rispose: l'astronauta. Lo punii immediatamente. Alla lunga ebbe ragione, è un eroe.

Si torna nello spazio. In fondo quello che interessa alla gente è sapere come siamo messi col futuro, quando viaggeremo nello spazio? Ne parla volentieri: «Il futuro va visto in una prospettiva diversa da come siamo stati abituati. Dobbiamo ragionare in termini di 20,30 anni per capire cosa cambierà; dopo tutto la terra è come un minuscolo granello di sabbia rispetto a quello che conosciamo». L'universo non offre risposte, ma amplifica quello in cui credi. «Vedi che alla fine il pianeta è un pezzo di terra. Da lassù è difficile vedere confini geografici. L'unico limite molto chiaro è quello dell'atmosfera. Dobbiamo cercare di preservare quel confine piccolo e delicato». Di concreto può dire che tra vent'anni sarà uno dei passeggeri di un viaggio nello spazio. Quanto a Marte «per ora solo chiacchere. Soo nei prossimi 10 anni riusciremo a capire se il Pianeta Rosso ha ospitato e ospita forme di vita».

Questa sua carica Nespoli l'ha comunicata a Papa Francesco al quale ha donato una tuta da astronauta completa di mantellina bianca e ali da angelo. Un colloquio affettuoso raccontato dall'astronauta: «Mi piacerebbe che un giorno nello spazio ci possano andare filosofi, scrittori, il Papa. Dopo essere stato nello spazio sei un umano migliore».

E noi ci crediamo.

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