Cronaca locale

"La Regione dura, il governo no Perciò il centrodestra resiste"

Il vicepresidente della Regione: «A Roma c'è un ibrido Io scommetterei tutto sull'alleanza Lega-Forza Italia»

"La Regione dura, il governo no Perciò il centrodestra resiste"

Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione e coordinatore di Forza Italia in Brianza, cosa dice il voto?

«Dice che la scelta è tra centrodestra e centrosinistra. E che decisiva è la capacità degli schieramenti di dare un'offerta adeguata sulle persone».

E i 5 Stelle? Marginali?

«Beh, in alcuni Comuni non sono neanche riusciti a presentare la lista. Si basano su idee mai messe in pratica, illusioni, come sui rifiuti. Non a caso dove governano hanno sempre problemi».

E i lombardi non danno credito a queste illusioni...

«Sono concreti e valutano capacità e persone. Molto sta nella formazione delle liste e delle squadre, un lavoro che non si improvvisa in pochi mesi. Perciò la sinistra in passato vinceva spesso nei Comuni».

Ma al Pd non basta più.

«Sono molto divisi, il messaggio si è sgonfiato, gli italiani sono stati delusi. Gli stessi elettori di sinistra votano altrove».

Anche Lega?

«Più i 5 Stelle o le civiche, che hanno preso più voti di quanto si pensasse».

A Brescia il centrosinistra si è tolto una delle poche soddisfazioni elettorali.

«La nostra candidata si è spesa molto ma ha giocato un ruolo decisivo il sindaco. Non dimentichiamo che non molto tempo fa il sindaco uscente era considerato sempre vincente, salvo disastri».

Poi il sindaco uscente è sembrato penalizzato.

«Sì accaduto con certi boom e accade con questo forte voto nazionale di protesta. Ma a livello locale non puoi fare protesta: il Comune non è lontano. La protesta vince solo dove strafalliscono il centrodestra o il centrosinistra».

Il risultato di Forza Italia?

«Ogni caso va valutato a sé. Sicuramente c'è un voto politico che trascina. Oggi Forza Italia è sostenuta dai candidati. I risultati arrivano dove c'è un gruppo che sa lavorare e rinnovarsi. Come in Brianza, dove siamo molto soddisfatti».

Lei parla di lavoro e organizzazione. In questa analisi non sembrerebbe così decisiva la linea del partito?

«Entrambe le cose giocano un ruolo. I partiti oggi al governo nazionale sono ancora in campagna elettorale. La Lega ha un ruolo particolare: non è un partito di protesta pura, ha proposte. La Lega Nord, Nord appunto, nasceva locale, nelle sezioni. La Lega ha una cultura territoriale che si unisce al traino nazionale».

La Lega vola ma basta?

«Ci sono esempi in cui il centrodestra compatto riesce a fare un grande risultato. Nel mio Comune siamo arrivati a 12 voti dalla vittoria al primo turno. Se il centrodestra è unito se la gioca sempre».

Ed è unito? Qualcuno sostiene che sia finito...

«C'è un modo di governare del centrodestra e uno del centrosinistra. Nella coscienza dell'elettore c'è questa alternativa con la variabile di protesta a 5 Stelle. A livello locale esiste, certo».

Le Regioni del Nord sembrano l'assicurazione sulla vita del centrodestra, ma il governo nazionale...

«Il governo è un ibrido, non so quanto può durare. La Regione è molto più solida».

Se la Lombardia è più solida, il patto resisterà?

«Non sono uno scommettitore, ma se dovessi scommetterei tutto su questo».

Vede due grandi forze alleate nel centrodestra?

«La forma dell'alleanza si vedrà e dipende dalla legge elettorale. Ma ci sono temi che ci accomunano, anche con Fdi. Forza Italia ha un profilo diverso. La Lega oggi ha gioco facile su certi temi, noi possiamo averlo in materia economica».

È il ruolo di Forza Italia?

«Certo, Fi ha ancora un ruolo e secondo me non può che crescere un'area moderata di centrodestra. La politica di forza e protesta, poi, ha successo per un tempo limitato. Poi si sgonfia come Renzi».

Cosa fare per ripartire?

«Fare squadra e far giocare i migliori, ovunque. Se l'elettore vede sempre le stesse facce si allontana e passa allo sconosciuto. Poi ci sono temi da garantire. Pensiamo alle infrastrutture. Secondo me i nostri concittadini vogliono la Tav, vogliono Pedemontana».

E non l'assistenzialismo.

«I sussidi i lombardi non li chiedono davvero. Penso ai miei brianzoli che all'alba vanno in bottega: gente che non vuole l'invalidità neanche quando ne avrebbe diritto e non si presenta alla visita, magari sbagliando perché è un diritto.

Ma siamo così».

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