Economia

Intesa tra Opec e Russia: più petrolio sui mercati

Verso un aumento di 300mila barili al giorno per compensare i cali di Iran e Venezuela

Intesa tra Opec e Russia: più petrolio sui mercati

C'è chi fa quadrato, e c'è chi divide. Opec e Russia sono sul primo fronte, pronte come sono a venire in soccorso al mercato petrolifero con un'offerta di greggio supplementare di 300mila barili al giorno. Sull'altro versante c'è invece Donald Trump, che progetta di scrivere l'ennesimo capitolo della guerra dei dazi, con la Cina ancora una volta nel mirino.

Petrolio e tariffe punitive sono due tra le variabili in grado di impattare sulla crescita globale, con potenziale impatto sull'inflazione. È per questo che l'Arabia Saudita, di concerto con Mosca, ha deciso sostanzialmente di rottamare l'intesa siglata lo scorso anno che ha tolto dal mercato 1,8 milioni di barili al giorno. Serviva, quell'accordo, per risollevare prezzi crollati fino a un minimo di 30 dollari. Ora, però, la situazione si è capovolta, con le quotazioni che nelle scorse settimane hanno toccato un picco di 80 dollari. Il momento è reso delicato dalla crisi economica in cui è sprofondato il Venezuela, facendo grippare l'output petrolifero, e dalle prossime sanzioni sull'Iran in seguito dell'uscita degli Usa dall'accordo sul nucleare. Nel complesso, il deficit produttivo quotidiano potrebbe superare il milione di barili.

È evidente che 300mila barili in più potrebbero non bastare. Serve uno sforzo supplementare che potrebbe essere deciso nel vertice Opec del 22 giugno. Un accordo di massima per alzare la produzione comunque c'è, visto che ieri Vladimir Putin e il ministro russo dell'Energia, Alexander Novak, hanno incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il suo ministro dell'Energia prima della partita inaugurale della Coppa del Mondo tra Russia e Arabia.

Quanto a Trump, non è chiaro dove voglia andare a parare. La mossa di introdurre nuovi dazi su decine di miliardi di dollari di prodotti cinesi farebbe infuriare Pechino. In un momento, tra l'altro, in cui i negoziati commerciali tra i due Paesi non si sono interrotti. L'inquilino della Casa Bianca potrebbe ripensarci per non irritare ulteriormente il Dragone, di cui vuole la cooperazione nella sua partita per ottenere la denuclearizzazione della penisola coreana. L'esatto ammontare dei beni cinesi soggetti ai dazi è ancora avvolto nel mistero: inizialmente la lista comprendeva 50 miliardi di dollari di beni, ma nel frattempo alcuni articoli sono stati eliminati e altri inseriti. Intanto i Paesi europei hanno approvato all'unanimità le misure di riequilibrio anti-dazi americani sull'acciaio e sull'alluminio.

Tra i prodotti americani che saranno colpiti ci sono il tessile, burro di arachidi, moto, vari tipi di barche, bourbon e i jeans.

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