Cronache

L'ultima follia degli intellettuali chic: "Muoia un bimbo così cade il governo"

L'ultima follia degli intellettuali chic: "Muoia un bimbo così cade il governo"

E questa sarebbe la meglio intellighenzia? Questa sarebbe la bella sinistra che pensa bene e vive meglio? Sono questi gli scrittori, gli artisti, i cantanti che si merita un'Italia già disgraziata di suo? Nel giro di due giorni il caso immigrazione e il giro di vite di Matteo Salvini coi suoi grillini al guinzaglio ha fatto trasudare l'odio bilioso e schifoso dei pagliacci travestiti da intellettuali. Sempre pronti a usare i loro romanzetti da quattro soldi, i loro premiolini prezzolati, le loro canzonette da quattro note come schermo e impunità per la loro disgustosa violenza verbale e mentale. Rossana Casale ha postato su Facebook: «Prendete i figli di Salvini e metteteli a bordo dell'Aquarius. Ora». Sandro Veronesi, con tutti i suoi premi alla spocchia in bacheca - che gli venissero revocati stasera stessa per indegnità morale - ha scritto su Twitter: «Io che non credo prego tutti i credenti affinché preghino che Matteo Salvini col rosario in tasca venga maledetto da Dio onnipotente e trasformato in serpe». E ieri pomeriggio Edoardo Albinati, il beneducato Albinati, il premio Strega Albinati, il signorino Albinati he frequentava il cattolissimo San Leone Magno, lo scrittorino Albinati che ci fa le sue lezioncine di bontà fasulla ai festival in giro per l'Italia, ha evacuato su Twitter: «Ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, voglio vedere che cosa succede del nostro governo». No. Siamo noi che vediamo, e bene, cosa sta succedendo negli astiosi, luridi, lisi salotti culturali della peggior sinistra che abbia avuto l'Italia negli ultimi cento anni. Una sinistra idrofoba che non è più solo allo sbando, smarrita, incattivita, senza identità. È senza vergogna e senza morale. Non parla, latra. Non pensa, disprezza. Non scrive nemmeno più. Vomita e basta. Pensando che lo sporco sia sempre quello che lasciano gli altri.

Lumache, che si credono cigni.

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