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La truffa di Moreno, un'altra Corea

La truffa di Moreno, un'altra Corea

Daejeon, 18 giugno 2002

Non ci fu bisogno di un'inchiesta della Cia per capire che Byron Moreno, il ciccione dell'Ecuador, l'arbitro di Corea del Sud-Italia, mondiali del 2002, ottavi di finale, aveva qualcosa da nascondere. Qualche fischio ostile e il doppio giallo riservato a Totti, atterrato in area di rigore durante i supplementari, diedero spessore a più di un sospetto. Ne avemmo conferma pubblica durante i mesi successivi ma già nei giorni che seguirono la clamorosa eliminazione della Nazionale del Trap, alcuni cronisti italiani diedero notizia di un incontro galeotto con il presidente del comitato organizzatore. Franco Carraro, presidente della federcalcio, non volle cavalcare l'onda per non rovinare i rapporti diplomatici con Blatter. Alla fine della spedizione in Giappone-Corea, Moreno divenne il salvatore del Trap: in altri tempi il ct sarebbe andato a casa con la stessa gogna mediatica assicurata a Edmondo Fabbri e invece, trasformando l'arbitro dell'Ecuador nel responsabile della disfatta, salvò la panchina fino all'europeo del Portogallo che segnò poi il suo definitivo tramonto.

Chi invece, senza mai parlare di complotti, si fece da parte in dignitoso silenzio, fu Paolo Maldini, tra pochi giorni cinquant'anni. Al ritorno in patria fu messo in stato d'accusa per il golden gol lasciato all'attaccante coreano Ahn che di testa lo beffò in quota mandando un paese in estasi e il nostro calcio in depressione. A 33 anni, dalle nostre parti, molti lo diedero per finito. Fu la fortuna di Paolo Maldini e in qualche modo del Milan.

Perché il figlio di Cesare, razza speciale, sottratto agli straordinari azzurri, giusto un anno dopo alzò la Champions league nel cielo di Manchester, si ripresentò a Istanbul nel 2005 facendo anche gol prima della beffa col Liverpool e infine regolò nel 2007 i conti con la storia e con la sorte passando da Atene per ritirare il settimo sigillo continentale del club rossonero.

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