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Un italiano su due si sente uno straniero a casa propria

L'Ipsos: solo il 20% considera l'immigrato una ricchezza E la maggioranza vuole la difesa di identità e confini

Un italiano su due si sente uno straniero a casa propria

Quasi la metà degli italiani pensa che le Ong «non considerino l'impatto sul Paese dei salvataggi di migranti». Il 32% sostiene che l'Italia dovrebbe respingere le imbarcazioni degli scafisti nel Mediterraneo «nonostante il rischio di nuove vittime che questo comporta», il 37% arriva a dire che «a questo punto l'Italia dovrebbe chiudere completamente le frontiere ai rifugiati» e circa il 42 per cento che sia «troppo pericoloso accoglierli perchè rappresentano una forte minaccia per la sicurezza nazionale». Sono dati che emergono dalla ricerca condotta da Ipsos per l'organizzazione non governativa Amref sulla percezione del fenomeno migranti nel Paese (un'indagine condotta a settembre 2017, quindi sei mesi prima del voto per le Politiche, con 2mila interviste telefoniche a un campione rappresentativo dei residenti). Una fotografia choc soprattutto per il Comune di Milano, che ieri ha ospitato il convegno e domani, vigilia dei ballottaggi anche in città fortino della sinistra in Lombardia, chiuderà con una «tavolata multiculturale» per ottomila persone un mese di eventi dedicato all'accoglienza profughi. Special guest star: Roberto Saviano, che salirà sul palco per un monologo dopo il pranzo.

Mentre tante scuole hanno abolito da tempo il presepe in classe per non turbare gli alunni stranieri emerge dalla ricerca che l'identità culturale tradizionale è importante per italiani e «la maggior parte teme per la sua scomparsa». La metà ammette di essersi sentito a volte «straniero nel proprio Paese», addirittura il 59% teme che l'identità sia «a rischio» e poco meno del 50% pensa che l'Italia «dovrebbe fare di più per proteggersi dal resto del mondo». E d'altra parte alla domanda se gli immigrati in generale si sforzino per integrarsi nel Paese il 44% risponde negativamente, la stessa percentuale definisce con sentimenti negativi il proprio rapporto con i musulmani. Ancora più chiaramente, il 40% definisce «incompatibili» l'identità italiana e l'Islam. Ma è ovviamente l'afflusso dei migranti ad essere vissuto in questo momento con paura, misto al timore di ripercussioni negative sul lavoro che già scarseggia, il 73% è convinto che gli extracomunitari siano disposti a fare di più per un salario minore. Solo il 18% considera «positivo l'impatto dell'immigrazione sull'Italia», per il 57% è «globalmente negativo», inoltre c'è la percezione diffusa che molte delle persone sbarcate nell'ultimo periodo nel Paese non siano in fuga da guerre o persecuzioni. La conferma è nei numeri: in media sette richieste di status su dieci vengono rimbalzate, si tratta di clandestini e non di richiedenti asilo.

Chiara Ferrari, ricercatrice Ipsos, tiene a rimarcare che il sentimento di paura e la preoccupazione non si traducono con forme di razzismo, «gli italiani sul piano personale rifiutano l'estremismo», il 72% «continua a ritenere giusto il principio dell'asilo politico, anche nel proprio Paese», sono più numerosi (41%, con un 27% di distaccati) «quelli che si definiscono solidali con i rifugiati, frutto anche del retaggio cattolico». Guglielmo Micucci, direttore di Amref, prova a giustificare il quadro con il fatto che l'opinione pubblica è condizionata dalle migrazioni «tutti i giorni in prima pagina, quasi sempre raccontate come problema di mero ordine pubblico e di sicurezza e con tentativi continui di criminalizzare le ong. Non a caso, purtroppo, solo il 18% degli italiani considera l'immigrazione una ricchezza».

Sei mesi prima del voto quella ricerca segnalava pure che il 57% di italiani invocava «un leader forte disposto anche, se necessario, a infrangere le regole per mettere a posto il Paese».

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