Cronache

Le vittime delle buche di Roma. E il Campidoglio sta a guardare

Nell’arco di poche settimane, lungo le strade della Capitale, si è consumata una vera e propria escalation di incidenti, spesso mortali. E mentre i parenti delle vittime puntano il dito contro il dissesto stradale, l’amministrazione resta a guardare

Le vittime delle buche di Roma. E il Campidoglio sta a guardare

“Volevo un albero che fiorisse a maggio, il mese in cui Elena se n’è andata, che fosse piccolo, come era lei, ma allo stesso tempo capace di fare ombra e accogliere, come le piaceva fare con i suoi amici e con tutte le persone che conosceva”. Graziella accarezza con delicatezza le foglie dell’arancio piantato nel giardino condominiale, come fossero i lunghi capelli castani di Elena. Con l’amore e la complicità che solo una madre conoscono.

Elena, gli occhi colore del mare e un viaggio in moto che si è interrotto a pochi metri dalla riva. In questo pomeriggio di fine giugno restano il dolore e la rabbia. Ma anche la forza di combattere perché si fermi la scia di morte che sta insanguinando le strade della Capitale. “La presidenza del X Municipio aveva annunciato la chiusura di quella maledetta strada al transito delle due ruote, ma come al solito la burocrazia sta ritardando l’entrata in vigore del provvedimento”, denuncia Graziella Viviano. La mamma di Elena Aubry non ha dubbi: ad uccidere sua figlia è stato il dissesto del manto stradale. Elena era una motociclista esperta e una ragazza prudente. A fermare la sua corsa non è stata la velocità ma le buche e quelle odiose radici sporgenti in un tratto di strada, di competenza del Comune, dove la manutenzione è completamente assente.

E mentre continua l’indagine per omicidio colposo a carico di ignoti, proprio lì sono caduti altri due centauri. “Uno di loro mi ha ringraziato per aver portato l’amministrazione municipale ad annunciare l’interdizione della via alle moto”, ci racconta. Una decisione che suona come un’ammissione di colpa. Né dal Campidoglio, né dal Municipio però è arrivata una parola di cordoglio: “Non mi hanno scritto neppure un telegramma”. Ma Graziella va avanti perché, dice, “dobbiamo impegnarci affinché non ci siano più vittime a causa dell’incuria e dell’abbandono e questo può essere fatto anche con iniziative semplici, come quella di segnalare le buche con la vernice fluorescente affinché diventino visibili”.

Nel X Municipio, quello incriminato, non c’è una strada che non sia costellata da voragini e da cartelli che segnalano l’abbassamento dei limiti di velocità. Da via delle Baleniere fino al Lungomare, nel tratto compreso tra piazzale Magellano e la rotonda, gli automobilisti sono costretti a non superare i 30 km orari. “Non è una soluzione ma un palliativo – attacca Mariacristina Masi di Forza Italia – anzi, rappresenta un ulteriore fattore di rischio, visto che su alcune strade a scorrimento veloce, come la Cristoforo Colombo, chi rispetta i limiti di velocità provoca continui sorpassi”. “Tra le soluzioni proposte dal M5s c’è addirittura quella di tagliare gli alberi che fiancheggiano la via Ostiense, ma il problema potrebbe essere risolto semplicemente attraverso la manutenzione ordinaria”, prosegue l’esponente azzurra. “Il problema è che dei fondi del Piano Marshall annunciato dal Campidoglio qui è arrivato solo qualche spiccio”, conclude Masi. Per questo, l’opposizione è pronta a sottoporre al sindaco e all’assessore ai Lavori Pubblici un nuovo piano di interventi da finanziare per rimettere in sesto l’asfalto.

Lo stesso asfalto sconnesso e dissestato che ha mietuto tre vittime nel giro di poche settimane: Elena Aubry, Noemi Carrozza e Daniele Chiocchini, l’ultimo ad essere sbalzato dal suo scooter a via del Lido di Castelporziano, una delle strade con l’obbligo di percorrenza a 30 km orari. Secondo i dati del Codacons, nell’ultimo semestre, i decessi per incidenti stradali sono aumentati del +18,5% rispetto al 2017. Colpa anche delle 60mila buche censite sulle strade capitoline, spuntate come funghi dopo la nevicata dello scorso febbraio. Anche Patrizia Quaresima, dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, ha perso suo figlio Andrea nel 1998 per colpa dell’asfalto logoro. “Il Comune ha respinto le proprie responsabilità e, anzi, la colpa è stata data al cento per cento a mio figlio perché non indossava il casco”, ci spiega dopo averci accolto in casa sua. La sede dell’associazione si trova nella cameretta di Andrea, in cui tutto è rimasto come vent’anni fa. “Tanti ragazzi hanno perso la vita a Roma e il Comune non ha mai pagato”, denuncia.

“Dall’inizio dell’anno sono stati 83 i morti sulla strada, e in tre casi è stato già accertato che a provocare gli incidenti mortali sono state proprio le buche”, attacca Carlo Rienzi, presidente del Codacons, pronto a lanciare la prima class action italiana per danni da scarsa manutenzione stradale. Ci ha pensato Fratelli d’Italia, invece, a presentare un esposto in procura per “fare chiarezza sul mancato intervento dell’amministrazione grillina” nei tratti di strada dove Elena, Noemi e Daniele hanno perso la vita. Tragedie che potevano essere evitate secondo mamma Graziella. “Quando perdi un figlio, perdi anche il suo futuro, la vita che avrebbe avuto, i sogni che avrebbe realizzato”, sussurra con gli occhi lucidi.

Per questo oggi combatte affinché nessuno debba più rischiare la vita per colpa di una buca.

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