Sgarbi quotidiani

Solo la bellezza è "stupefacente"

Solo la bellezza è "stupefacente"

A Maurizio Gasparri non piace il nome «Cocaina» che ho scelto per il prossimo festival letterario di Sutri. Me lo ha detto con un sorriso furbo, accompagnato dalla considerazione di aver evitato a malincuore la polemica per non farmi pubblicità. Per lui le parole «eccitante», «stupefacente», «stimolante» sono pericolose e inquietanti, meglio evitarle.

Non capisce la metafora. Gli sfugge che lo scrittore fascista Pittigrilli ha scritto il romanzo «Cocaina», che Baudelaire ha scritto «I paradisi artificiali» e Thomas De Quincey «Le confessioni di un fumatore d'oppio».

Molti altri ancora, come Charles Dickens, facevano uso di oppio, Victor Hugo di hashish e Robert Louis Stevenson di cocaina e morfina, grazie alla quale scrisse in soli sei giorni «Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde». Gasparri dimentica che il Vate, Gabriele d'Annunzio, quella sostanza la assumeva nei lunghi giorni della vecchiaia al Vittoriale.

Ma, al di là dei titoli, Gasparri dimentica che le parole sono innocenti, e anche «cancro» è una brutta parola, ma la si usa per parlare della lotta e della ricerca contro la malattia, come si parla della «mafia» per combatterla e del «demonio» per evitarne le tentazioni.

Non occorre ribadire che l'unica vera droga è la bellezza. E che nell'arte come in letteratura occorre essere «stupefacenti».

A lui è difficile.

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