Cronaca locale

Tribunale più sicuro con 500 telecamere, tornelli e badge

Ma il pg Alfonso: "Deve restare accessibile ai cittadini, non sarà un palazzo blindato"

Tribunale più sicuro con 500 telecamere, tornelli e badge

«Il piano di messa in sicurezza del Palazzo di giustizia di Milano entra nel vivo», dice al Giornale il Procuratore generale Roberto Alfonso, illustrando le rilevanti novità che stanno per cambiare la vita del tribunale. E aggiunge: «L'obiettivo è di realizzare tutte le misure necessarie per evitare pericoli e fronteggiare le emergenze, ma senza derogare a un principio fondamentale: questo è un palazzo che è e deve restare aperto alla cittadinanza, un luogo che deve essere accessibile perché è nella sua natura esserlo. Non sarà mai un palazzo blindato, un tribunale-carcere».

A oltre tre anni dalla tragedia che rivelò le pecche nel sistema di difesa, la scia di morte seminata dall'imprenditore Claudio Giardiello nelle aule e negli uffici, è partita la prima fase: cinquecento telecamere che stanno per essere installate in tutti gli spazzi aperti del tribunale, convogliando in una grande control room le immagini in diretta di ogni angolo dello sterminato parallelepipedo marmoreo: «Saranno escluse le stanze dei magistrati e gli uffici per ovvi motivi di privacy - spiega Alfonso - e nelle aule di udienza l'ultima parola sulla attivazione della telecamera spetterà al giudice».

É di circa un milione di euro lo stanziamento che ha reso possibile la partenza del piano-telecamere. Subito dopo, compatibilmente con i tempi ministeriali, partiranno gli altri tre step: «Metteremo i tornelli alle entrate - spiega Alfonso - e non credo che questo incontrerà resistenze da parte dei magistrati: io prima lavoravo a Bologna, dove strisciavo tranquillamente il mio badge senza timore di essere controllato, perché il sistema non registrava nulla; metteremo dei videocitofoni davanti alle stanze di ogni magistrato, e sarà il magistrato vedendo la faccia di chi ha suonato a decidere che gli piace ed apre, che non gli piace e resta chiuso, o che non gli piace per niente e chiama i carabinieri; in questo modo ognuno sarà responsabile della propria sicurezza. Infine inseriremo dei pulsanti d'emergenza sotto le scrivanie dei giudici, per lanciare l'allarme in caso di pericolo: in questo modo i carabinieri sapranno immediatamente dove intervenire».

»Spero di fare in tempo a vedere concluso questo piano - dice Alfonso, il cui mandato scade nel febbraio 2020 - e che comunque chi verrà dopo di me lo porti a compimento». Al suo attivo, il procuratore generale segna la riorganizzazione, già conclusa, del sistema di vigilanza agli ingressi: «Abbiamo eliminato del tutto la vigilanza non armata, anche perché il personale non avendo la qualifica di guardia giurata non passava per il vaglio della prefettura. Così in numerose occasioni siamo dovuti intervenire direttamente perché venissero segnalati soggetti che non erano idonei a prestare servizio in una realtà così delicata».

Sono rimasti i 68 vigilantes armati che presidiano gli ingressi del palazzo: «Sono tredicimila ore di servizio al mese, che cerchiamo di distribuire nel modo più oculato possibile e assicurandoci che il servizio venga effettivamente prestato: abbiamo attivato un sistema di controlli sul campo per cui in caso di inadempienze da parte della ditta appaltatrice facciamo scattare le penalità previste dal contratto».

L'obiettivo è rendere più sicura la «casa» della giustizia milanese, anche se qualcuno magari si sentirà spiato da quelle centinaiai di occhi elettronici: «Ma posso assicurare - dice il pg - che le immagini potranno venire utilizzate solo nel caso che siano stati commessi dei reati, e sotto il controllo della autorità giudiziaria».

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