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Erdogan giura da presidente. Al genero ministero delle Finanze

Nella "Nuova Turchia" niente Europa. E fa piazza pulita di migliaia di statali

Erdogan giura da presidente. Al genero ministero delle Finanze

Sono segnali da non sottovalutare quelli che arrivano da Ankara, dove oggi Recep Tayyip Erdogan ha giurato di nuovo da presidente, il primo nella storia della Turchia con i poteri che gli sono concessi dall'ultima revisione della Costituzione, che secondo gli oppositori ha tolto quegli ultimi contrappesi democratici che ancora potevano provare ad opporsi allo strapotere dell'uomo da solo al comando.

L'insediamento è arrivato a poche ore di distanza dagli ultimi decreti promulgati sotto la legge d'emergenza che in Turchia era in vigore da due anni e che con oggi viene revocata. Un passo verso il ritorno alla "normalità", ma dall'altro canto anche il riconoscimento del fatto che, con l'entrata in vigore del presidenzialismo forte alla turca, Erdogan non avrà più bisogno di quella legge per governare, ma potrà sfruttare i poteri che gli vengono concessi dalla Costituzione.

Proprio dalla formazione del governo, compito che ora spetta al presidente della Repubblica, arrivano alcune delle prime novità. Erdogan ha annunciato di non volere ministri politici, organici al partito - e d'altronde il ruolo non potrà più essere ricoperto dai deputati eletti -. Ma la fedeltà a lui non è e non sarà in discussione.

Dall'altra parte arrivano due novità, entrambe di rilievo. Nell'elenco dei ministri pubblicato in serata c'è anche il nome di Berat Albayrak, genero di Erdogan che era già nel precedente governo, all'Energia e Risorse naturali. Per l'uomo che molti considerano come l'erede naturale del presidente è un salto importante: sarà ora lui a controllare il capitolo economia, in un momento in cui l'inflazione e la svalutazione della lira sono tra i capitoli più critici per Ankara.

La scelta, insieme all'esclusione di nomi di peso come quello di Mehmet Simsek, non tranquillizzerà i mercati. Pochi minuti dopo l'annuncio la lira perde sia sull'euro che sul dollaro.

Niente Europa

La seconda novità è la cancellazione del ministero per gli Affari esteri, creato in tempi in cui la possibilità che la Turchia entrasse a far parte dell'Unione Europea pareva ancora una strada percorribile. Ora accorpato a quello degli Affari esteri.

Negli ultimi anni i rapporti tra Bruxelles e Ankara si sono fatti decisamente più complessi sotto molto aspetti, dal terrorismo alla questione dei visti necessari ai turchi per viaggiare in Europa, fino alla polemica sorta quando i ministri di Erdogan vennero messi alla porta dai Paesi del Vecchio continente dove erano arrivati per parlare ai cittadini residenti all'estero.

A meno di ventiquattr'ore dall'insediamento altri 18mila dipendenti pubblici sono stati messi alla porta in quello che è soltanto l'ultimo di una serie di colpi di ramazza che negli ultimi due anni hanno fatto piazza pulita di qualsiasi possibilità di dissenso. Al giuramento le opposizioni parlamentari sono rimaste mute, in protesta. "Il Paese volta pagina, passiamo a un nuovo sistema per continuare a crescere", ha detto Erdogan a un cerimonia al palazzo presidenziale. La "Nuova Turchia" è alle porte.

Ma assomiglia molto a un film già visto.

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