Sgarbi quotidiani

Le voci che rivivono nella letteratura

Le voci che rivivono nella letteratura

Nessun dubbio e tutte le certezze. Compie 19 anni la Milanesiana, e mia sorella Elisabetta, eternamente giovane, entra nella maturità portandosi dietro la memoria viva di tanti amici e scrittori perduti: Gian Antonio Cibotto, Valentino Bompiani, Alberto Moravia, Festa Campanile, Umberto Eco... Essi vivono in lei, e intanto le fanno coro intorno le voci degli scrittori amici; una grande famiglia perpetuamente presente in un tempo e in uno spazio interiore: Amos Gitai, Sandro Veronesi, Ermanno Cavazzoni, Claudio Magris, Tahar Ben Jelloun, Furio Colombo, Morgan, Carmen Pellegrino, Pupi Avati, Giulio Giorello, Edward Carey, Giordano Bruno Guerri. Attraverso i loro pensieri che rispecchiano la vita nelle loro vite, Elisabetta sente le voci care di chi le fu più vicino: mia madre e mio padre. La letteratura non è letteraria: è una continua confessione, un modo di essere della vita, di infinite vite. E, mentre gli scrittori parlano, i nostri genitori si affacciano dal cielo, e ascoltano, continuano a essere con noi, perché l'umanità ha una sola voce, e la letteratura ne intercetta tutte le sfumature: «C'è una voce nella mia vita, che avverto nel punto che muore; voce stanca, voce smarrita, col tremito del batticuore...». I versi di Pascoli dicono di suo padre, e dicono anche del nostro che, scomparsa mia madre, le dedicò un fiume di parole amorose nel libro: Lei mi parla ancora. Nessuno muore. Dentro di noi tutto vive.

Per questo esiste la letteratura.

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