Cultura e Spettacoli

Uno scrittore dai toni crepuscolari che illumina nobiltà e borghesia

Nato in Curlandia, fu tra gli autori preferiti da Thomas Mann

Uno scrittore dai toni crepuscolari che illumina nobiltà e borghesia

Sull'opera di Eduard von Keyserling (1855-1918) la luce si distende dolcemente, orizzontalmente, come una brezza leggera, come una carezza che indugia sul volto di un malato. È luce discreta, nordica, baltica. È la luce soffusa delle sue origini di Curlandia, allora provincia dell'impero russo, oggi Lettonia. È la luce di un mondo ritratto dallo scrittore tedesco perennemente al crepuscolo, permeato dallo struggimento di una nobiltà più stanca che decaduta, più rassegnata che sconfitta. Un'agonia distante geograficamente, ma vicina sentimentalmente e psicologicamente a quella della finis Austriae, cioè del tardo impero di Francesco Giuseppe. Auto-esiliati in sontuose residenze, in splendide ville, in secolari castelli, i personaggi di von Keyserling hanno la consistenza e la leggerezza di fantasmi che si aggirano fra le rovine. Un nobile adulterio, Afa, L'esperienza amorosa, Onde, Principesse sono quadri che raffigurano, fin nei minimi particolari, una galleria di tramonti esistenziali. L'autore li dipinge, all'inizio del Novecento, attingendo ai ricordi d'infanzia. Lui stesso, quindi, aggrappandosi come loro alla rassicurante zattera del buon tempo antico.

Fu Thomas Mann, nel necrologio uscito il 15 ottobre 1918 sulla Frankfurter Zeitung, a parlare dell'assenza, in von Keyserling, di qualsivoglia «attitudine sociale». Non era un complimento, ma neppure un rimprovero, piuttosto la constatazione di una poetica sganciata dal treno della storia, simile a un vagone destinato a terminare la propria corsa su un binario morto. Ma esistono due eccezioni, negli anni più maturi della produzione di von Keyserling, due narrazioni in cui le figure principali, una giovane donna e un ragazzino, sono dall'autore spediti... in vacanza. Vacanze peraltro non particolarmente liete, visto che cadono proprio in corrispondenza con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Lei è Nicky e dà il nome al racconto, incentrato su un adulterio soltanto abbozzato, complice la partenza del marito per il fronte. Lui è Paul, e conosciamo i suoi tormenti Nell'angolo di quiete. Ora questo secondo breve romanzo, come il primo risalente al 1914 e insieme al primo apparso in Germania da Samuel Fischer nel 1918, viene proposto per la prima volta in italiano da L'Orma Editore (pagg. 122, euro 14, traduzione e cura di Giovanni Tateo, da domani nelle librerie).

Paul, undici anni, raggiunge l'abituale residenza estiva con mamma, zia e vecchia tata. Li accompagna il papà, burbero direttore di banca, che presto torna in città, al lavoro. Anche qui, come in Nicky, abbiamo un progetto (abortito) di adulterio, visto che a tampinare la bella Irene è un impiegato del capofamiglia. A tampinare Paul, invece, è un suo amichetto campagnolo, Lulu, in coppia con Nandl, la femminuccia sua partner. Sei un buono a nulla, una mammoletta, lo scherzano i due. Anche dopo che papà è partito soldato, e persino dopo la sua morte. Fra caldi e noiosi pomeriggi solitari in giardino e intense serate immerse nel silenzio, Paul, questa figura che ha qualcosa dell'Hanno Buddenbrook, estrema propaggine della dinastia, e qualcosa del Tadzio di La morte a Venezia, punto nell'orgoglio medita di mostrare a tutti, mamma compresa, il suo coraggio. A modo suo, combatterà anche lui.

A modo nostro, possiamo considerarlo un piccolo eroe.

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