Cronache

I Lefebvriani svoltano: è italiano il nuovo superiore generale

Il nuovo superiore generale è italiano. I Lefebvriani "alzano il tiro" nel dialogo con Roma e puntano al reintegro dei sacerdoti scontenti

I Lefebvriani svoltano: è italiano il nuovo superiore generale

Il nuovo superiore generale della Comunità San Pio X è italiano. Questo il primo dato che balza agli occhi.

Una realtà da sempre francofona, quella dei Lefebvriani, che ha optato per un sacerdote "romano" e non per uno dei quattri vescovi rimasti.

Don Davide Pagliarani è originario della provincia di Rimini. Il padre, secondo le informazioni raccolte in questi minuti, era un albergatore della riviera. Pagliarani è entrato in seminario subito dopo aver svolto il servizio militare, nel 1996. Poi, durante la carriera ecclesiastica, l'esperienza a Singapore e, soprattutto, quella in Argentina, dove ha avuto modo di conoscere l'allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. "Quando è stato eletto Papa Francesco - dice una fonte anomina a IlGiornale.it - ho subito chiamato don Davide per capire che tipo di pastore fosse il nuovo pontefice". E Don Davide, da quello che ci hanno raccontato, sarebbe sempre andato d'accordo, dal punto di vista umano, con il gesuita argentino. Con tutte le differenze dottrinali del caso. "Certo lui è un modernista" avrebbe infatti aggiunto all'epoca della telefonata il neosuperiore generale. I Lefebvriani, come i lettori ricorderanno, giurano proprio in nome dell'antimodernismo.

Appena è arrivata la notizia dell'elezione, si è cominciato a dibattere sull'evoluzione del dialogo tra la Chiesa cattolica e i Lefebvriani. Una ricongiunzione che, alla fine della fiera, non è ancora avvenuta. C'è chi sostiene che, essendo Pagliarani un "ortodosso" nella fede (anche se "moderato" nel comportamento), la strada per il dialogo sia destinata a incrinarsi. Altri sembrano disposti a giurare che nulla cambierà sulla strada per la riconciliazione. Certo è che i Lefebvriani sembrano essere divisi tra chi vorrebbe parlare di più con Papa Bergoglio e chi, in nome della tradizione, di ricongiungersi con la Chiesa di Roma non ne vuole proprio sapere. Ecco, don Davide Pagliarani, dicono i ben informati, sarà chiamato a "porre la barra in modo dritto" e a mediare tra queste due diverse sensibilità. Per fare anche in modo che la Comunità San Pio X torni all'attivismo "dopo una 'presidenza' lunga come quella di Fellay". "Bisogna tornare alla vivacità", ci dicono da ambienti molto vicini alla San Pio X.

Stando alla ricostruzione fatta da Vatican Insider, Pagliarani potrebbe essere stato eletto "grazie" al sostegno del vescovo Alfonso De Gallareta, che sarebbe destinato a divenire il "numero due" della San Pio X assieme a don Chistian Bouchacourt, che è il superiore del distretto transalpino. In due uomini destinati a divenire assistenti del superiore generale. Sì, la Francia, la stessa che, con l'elezione del sacerdote italiano, "molla" in maniera inaspettata il primato gerarchico dei Lefebvriani. "Cambierà anche l'assetto italiano della Comunità - viene sottolineato sempre dalla medesima fonte anonima - ". L'Italia è sempre stata una realtà minoritaria della San Pio X. Adesso la musica potrebbe essere destinata a cambiare. "Linea dura" e in opposizione ai "balletti" delle concessioni. Potrebbe rientrare qualche sacerdote allontanatosi per quella che era stata bollata come una eccessiva prossimità a Roma. Dove "Roma" sta per Vaticano. Il seminario più importante resta quello di Ecône, che si trova nel comune di Riddes del Canton Vallese, in Svizzera.

"Ma io ti dico che con Pagliarani potrebbe cambiare anche questo. Vediamo se con un italiano al vertice la Comunità resterà lì o si sposterà in Italia", sono disposti a sostenere per telefono. Le voci si fanno insistenti. I "tradizionalisti cattolici" non fanno nulla per nascondere la loro curiosità. Forse anche un po' di contentezza. Benedetto XVI ha tolto la scomunica ai seguaci di Marcel Lefebvre. Tutto, ma proprio tutto, lasciava pensare che si sarebbe arrivati a un 'riconoscimento'. Poi, appunto, l'inizio dei "balletti". Ora il rilancio in nome della "romanità" e della "italianità".

Come a dire che la tradizione è ancora viva.

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