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Ipotesi Ue: gli hotspot fuori dai confini. Ma se salta clandestini tutti in Italia

Senza blocchi alle frontiere esterne, lo stop ai movimenti secondari

Ipotesi Ue: gli hotspot fuori dai confini. Ma se salta clandestini tutti in Italia

A parole tutto va bene. «Abbiamo fatto tre passi avanti, l'obiettivo sia di Italia che di Germania è avere meno clandestini... Abbiamo chiesto e ottenuto supporto per intervenire su frontiere esterne, supporto e soldi per l'Africa. Interverremo per suddividere i migranti che sbarcano in Italia» ricordava ieri Matteo Salvini dopo l'incontro con l'omologo tedesco, Horst Seehofer che ha preceduto l'apertura a Innsbruck del vertice dei ministri dell'Interno Ue. «La Rivoluzione diceva però Mao - non è un pranzo di gala». Per questo ora Salvini deve valutare con molta attenzione la cosiddetta «rivoluzione copernicana» proposta dell'Austria, nelle vesti di presidente di turno Ue, per ridimensionare la questione migranti. Le rivoluzioni, con un mezzo o l'altro, devono sempre arrivare all'obbiettivo. Ma se per Germania e Austria i mezzi sono indifferenti per l'Italia non lo sono.

Il rischio è chiaro. Un mancato accordo europeo sul progetto austriaco di fermare i migranti alle soglie dell'Europa, aprendo centri di rimpatrio presidiati da Frontex sulle coste africane, può spingere Vienna e Berlino a puntare tutto sull'altra opzione in ballo a Innsbruck. E l'altra opzione è quella, per noi dolorosissima, del blocco dei movimenti secondari. A quel punto l'asse dei volenterosi, progettata da Roma, Vienna e Berlino, andrebbe a gambe all'aria. E l'Italia «colpevole» di aver sfidato Francia e Spagna fidandosi del falco bavarese Seehofer e dell'omologo austriaco Herbert Kickl si ritroverebbe sola. Sola davanti al tentativo di Austria e Germania di restituirci decine di migliaia di migranti sbarcati in Italia e transitati poi in quei due Paesi.

Dunque Salvini dovrà, negli incontri di oggi (con Seehofer si rivedrà per un nuovo incontro bilaterale a luglio) valutare con attenzione le possibilità concrete di aprire i famosi hotspot, alias centri di rimpatrio, in territorio africano. Kickl dopo essersi spinto a ipotizzare la cancellazione del diritto dei migranti a chiedere asilo in Europa, in aperto contrasto con la convenzione di Ginevra, ha già dovuto far marcia indietro.

L'unica vera novità della sua rivoluzione, rispetto a un concetto di hotspot in Africa già ampiamente dibattuto, sembra quella di pagare Paesi terzi per accogliere gli «irregolari» non rimpatriabili perché provenienti da Paesi con cui mancano accordi di questo tipo. Una strada già naufragata nelle polemiche quando il governo israeliano tentò, mesi fa, di stringere un'intesa con l'Uganda per consegnarle centinaia di clandestini entrati dal Sinai.

L'aspetto più interessante della proposta austriaca è - nell'ottica di Salvini - l'ipotesi di ricorrere a missioni militari per affiancare Frontex nella difesa delle frontiere esterne. Se ben giocata, la proposta può tradursi in una modifica della missione navale Eunavfor Med nella direzione auspicata dal nostro ministro dell'Interno. La missione è, infatti, l'unica a prevedere esplicitamente l'utilizzo di unità militari dentro le acque territoriali e sullo stesso territorio libico per combattere i trafficanti di uomini.

Il rinnovo del trattato di amicizia con Tripoli firmato dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi potrebbe garantire l'indispensabile sì del governo libico alle operazioni sul proprio territorio.

A quel punto la missione militare, utilizzata impropriamente per le operazioni di salvataggio, sposterebbe più in avanti la sua operatività e cesserebbe le attività di salvataggio e sbarco nei nostri porti per concentrarsi in operazioni dentro il territorio libico dedicate alla lotta ai trafficanti di uomini e alla difesa dei centri di rimpatrio gestiti dall'Onu.

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