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"Non si può fare nulla" Tria stoppa tassa piatta e reddito di cittadinanza

Il ministro cerca di tranquillizzare l'Europa Ma la Corte dei conti Ue ci bacchetta ancora

"Non si può fare nulla" Tria stoppa tassa piatta e reddito di cittadinanza

«Non parliamo del 2018 perché nel 2018 nulla cambia». Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ieri è volato a Bruxelles con un giorno d'anticipo sull'Ecofin per incontrare il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e aggiornarlo sui conti pubblici italiani. Le dichiarazioni tranquillizzanti di Tria seguono la falsariga di quanto rappresentato negli ultimi giorni. Quest'anno non si procederà alla correzione strutturale del deficit pari allo 0,3% del Pil richiesta dall'esecutivo europeo. Dunque niente manovrina da 5 miliardi, ma allo stesso tempo niente voli pindarici su dual tax e reddito di cittadinanza.

«Nulla cambia», pertanto, sotto tutti i punti di vista. Anche perché la prima preoccupazione del titolare del Tesoro è sminare un altro terreno pericoloso: quello della correzione richiesta sul 2019, superiore a 10 miliardi di euro (0,6% del PIl). «Il problema non è che non si riesce a farlo: si può fare tutto. Il problema è che in un momento di rallentamento dell'economia, non si possono fare aggiustamenti troppo forti che rischiano di essere prociclici e di accentuare il rallentamento dell'economia», ha spiegato il ministro commentando indirettamente la revisione al ribasso delle stime di crescita dell'Italia da parte della Commissione Ue. Secondo Bruxelles, infatti, quest'anno il Pil italiano crescerà solo dell'1,3% (da 1,5% previsto a maggio) e nel 2019 dell'1,1% (1,2%).

«Per il 2018 nulla cambia», ha ripetuto Tria evidenziando che «non ci sarà sicuramente un peggioramento strutturale, saremo almeno stabili, certamente». Per il 2019 «sarebbe meglio essere più ambiziosi, ma questo dipende anche dall'andamento dell'economia, che non sta andando molto bene a livello europeo, e l'Italia segue», ha aggiunto. L'unica provvidenza che, per ora, è legittimo attendersi è il disinnesco delle clausole di salvaguardia sull'Iva, sempre che il quadro macroeconomico non peggiori.

Anche perché l'Italia continua a essere sul banco degli imputati a Bruxelles e il solito volto accigliato di Dombrovskis era più eloquente di mille parole. Di qui la scelta del ministro di anticipare il viaggio nella capitale belga. Oggi, durante l'Ecofin, avrà un bilaterale anche con il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici per la ricerca di «soluzioni comuni». Le troppe sopracciglia alzate hanno indotto Tria a prevenire le critiche. «L'accordo o il non accordo (sul bilancio italiano) non si fa sulla base delle parole, ma a settembre quando avremo costruito il quadro programmatico», ha detto. La legge di Bilancio 2019 e il programma di stabilità faranno fede.

Intanto, la Corte dei Conti Ue ha rimarcato che la flessibilità concessa all'Italia si è rivelata «eccessiva». Secondo i magistrati contabili comunitari, servirebbero «norme più rigide per i Paesi fortemente indebitati» perché tutte le concessioni non hanno fatto calare il debito. In particolare, Italia e Spagna «hanno registrato un consistente deterioramento del saldo strutturale»,allontanandosi «dall'obiettivo di medio termine», cioè il pareggio strutturale di bilancio. Allo stesso tempo, «non hanno realizzato progressi nella riduzione del debito, nonostante l'espansione delle rispettive economie». Per la Corte dei Conti Ue l'eccessiva discrezionalità mina tutto l'impianto del Patto di Stabilità poiché si penalizza chi ha fatto i «compiti a casa».

La proposta è semplice: commissariamento più facile per chi sgarra.

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