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Il governo è in stallo su Cdp e Rai

Il manuale Cencelli resta l'unico mezzo per sbloccare l'impasse

Il governo è in stallo su Cdp e Rai

Roma. Altro che governo del cambiamento. In casa del governo giallo-verde le nomine si fanno seguendo i rituali della Prima Repubblica con l'imprescindibile manuale Cencelli. Ieri, infatti, è saltata l'assemblea della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per il rinnovo del consiglio di amministrazione. La riunione è stata aggiornata a mercoledì prossimo 18 luglio, identica data per l'assise della Rai e per la formazione della commissione di Vigilanza sulla tv pubblica e del Copasir. E, soprattutto, un segno inequivocabile del fatto che le due partite siano saldamente legate fra loro. Il primo a ottenere soddisfazione tra il Carroccio e i pentastellati dovrà cedere al partner di governo la scelta nell'altro campo.

Per quanto riguarda Cdp, l'ostacolo è sempre rappresentato dalla difficoltà di conciliare le posizioni sulla figura di Marcello Sala come nuovo amministratore delegato (le Fondazioni di origine bancaria hanno già scelto Massimo Tononi per la presidenza). Sull'ex vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpolo, gradito alla Lega, pende il veto del ministero dell'Economia e, in parte, anche del Movimento 5 Stelle che gradirebbe un banchiere più esperto di questioni infrastrutturali come il vicepresidente Bei, Dario Scannapieco. Queste tensioni hanno così determinato l'ennesimo slittamento dell'assemblea rinviata già nella convocazione del 28 giugno. Sullo sfondo resta sempre la candidatura di Fabrizio Palermo (attuale direttore finanziario della Cassa), ma soprattutto resta il tema del cambiamento di statuto dell'istituzione che il M5S vuole trasformare in un «braccio armato» in grado di finanziare le politiche economiche pentastellate.

A Viale Mazzini è stata individuata una rosa di candidati per la posizione di direttore generale che comprende l'ex direttore de La7 Fabrizio Salini, il manager di Viacom Andrea Castellari, il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta, mentre appare difficile che il numero uno di Google Italia, Fabio Vaccarono, possa accettare l'incarico. Per la presidenza di Viale Mazzini (che però deve essere votata dalla Vigilanza) si fa sempre più strada l'ipotesi «neutra» Pippo Baudo, il notissimo presentatore che ha lanciato Beppe Grillo sarebbe una presenza meno ingombrante rispetto alle ipotesi circolate di Milena Gabanelli e Giovanni Minoli (l'ex direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli si è chiamato fuori). Lasciando la direzione Rai ai pentastellati, per la Lega si spalancherebbero le porte dei tg. C'è un però: la composizione del cda è una subordinata degli accordi con l'opposizione per Vigilanza e Copasir.

GDeF

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