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"Il centrodestra si ricostruisca contro il decreto di Di Maio"

Brunetta: "Il governo populista ha già fatto fuggire capitali per 50 miliardi, la Lega dovrà renderne conto ai suoi elettori"

"Il centrodestra si ricostruisca contro il decreto di Di Maio"

Roma - «Come ha sottolineato nell'intervista al Giornale il presidente Berlusconi, dalla battaglia parlamentare per riscrivere interamente il decreto Di Maio, perché chiamarlo Dignità sarebbe un imbroglio, si ricostituirà il centrodestra. Chi si tira fuori se ne assumerà la responsabilità». Renato Brunetta tratteggia così le prossime mosse di Forza Italia caratterizzate dall'opposizione a un «provvedimento contro le imprese, contro i giovani, contro i lavoratori: un decreto che rischia di far scappare gli investitori stranieri».

Onorevole, perché Forza Italia richiama la Lega?

«Perché non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Da quando si è insediato il governo populista i mercati ci stanno punendo con una fuga di 50 miliardi di capitali dalla seconda metà di maggio e con un incremento di 100 punti base dello spread che si traduce in un maggior onere di 20-30 miliardi per il servizio del debito pubblico, considerata una vita media di 6-7 anni dei titoli di Stato».

Un conto salato.

«Questo è il conto del governo gialloverde. Circola, infatti, una battuta tra i broker di Londra che quando parla il ministro Tria i titoli del debito sovrano italiano si comprano e, quando invece parla qualche altro esponente di questo governo, gli stessi titoli si vendono. Fino a quando potrà andare avanti questa situazione creata da un esecutivo che produce norme contrarie agli interessi di tutti, delle imprese piccole e grandi, dei lavoratori, dei giovani e di chi vorrebbe investire in Italia?».

È proprio il caso del decreto recentemente varato.

«L'indeterminatezza normativa blocca le assunzioni e i rinnovi dei contratti in scadenza. Gli 8-9mila occupati in meno della relazione tecnica rappresentano una cifra sottostimata perché la prima cosa che hanno fatto le imprese è fermarsi. Devono comprendere se il decreto sarà convertito. La decadenza, visto l'avvicinarsi della pausa estiva, è probabile. In Parlamento avremo modo di ascoltare il presidente Inps Boeri e di fare chiarezza. Credo, però, che i posti di lavoro persi siano di più».

Quale messaggio invia alla Lega?

«La Lega dovrà rendere conto ai propri elettori di tutto ciò che è successo in questi due mesi. Incluso il dibattito sul taglio delle pensioni».

È un tema delicato.

«Non saranno contenti i pensionati che percepiscono assegni superiori ai 4mila euro netti al mese che sono al massimo 600mila. A questi si aggiungeranno i pensionandi che ricoprono posizioni dirigenziali in ambito pubblico e privato. Sono contribuenti e sono anche elettori. E non saranno contenti nemmeno coloro che hanno assegni di importo inferiore perché le statistiche dicono che la componente retributiva è più elevata per coloro che hanno pensioni basse. E non saranno contenti nemmeno i miei amici Mario Giordano e Massimo Giletti che hanno condotto la battaglia contro i vitalizi e per il loro ricalcolo retroattivo. Viste le loro carriere di successo e le loro conseguenti retribuzioni, la norma si applicherà anche a loro. Quando si gioca col populismo si sa dove si comincia e non si sa dove si finisce».

Ora nel mirino è finito anche il ministro dell'Economia, Giovanni Tria.

«Tria è forte per il suo rigore intellettuale e morale, per la sua indipendenza e perché può contare sul sostegno della Presidenza della Repubblica e di parte rilevante del Parlamento. È una persona competente che ha ricevuto un plauso unanime per la linea tenuta nei vertici europei. Non ha sbagliato una mossa opponendosi ai diktat franco-tedeschi sia sul pacchetto bancario che sulla trasformazione del Fondo salva-Stati in Fondo monetario europeo. Non deve avere paura di nessuno, tanto meno delle farneticazioni di Di Maio.

Abbiamo bisogno di un ministro come Tria e chi ne mette in dubbio le capacità si assume una responsabilità così enorme da esserne travolto».

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