Politica

Le due facce di Di Maio: no a Ttip e Ceta, sì all'accordo col Giappone

Il ministro pentastellato nel mirino delle associazioni ambientaliste. In un'intervista ha detto di sì allo Jefta, il Trattato di libero scambio con il Giappone. Che è pericoloso quanto quelli con Canada e Usa (che a Di Maio non piacciono)

Le due facce di Di Maio: no a Ttip e Ceta, sì all'accordo col Giappone

"Chi difenderà il Ceta sarà rimosso". Parola di Luigi Di Maio. Soltanto pochi giorni fa, il ministro dello Sviluppo Economico aveva bocciato con queste parole il Trattato di liberalizzazione degli scambi commerciali tra l'Unione Europea e il Canada. "Quando arriverà in aula per la ratifica - aveva detto sempre il leader pentastellato - la maggioranza lo boccerà". Un'opposizione ferma e decisa, quella del vicepresidente del Consiglio, che vale anche per il Ttip con gli Usa secondo quanto previsto dall'accordo di governo firmato con la Lega dove si legge che "Per quanto concerne Ceta, MESChina, TTIP e trattati di medesimo tenore intendiamo opporci in tutte le sedi, in quanto determinano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini". E il Giappone? va benissimo. Cosa c'entra il Giappone? C'entra eccome. Perchè martedì 17 luglio è in programma a Tokyo l'incontro tra i rappresentanti della Commissione Europea e le autorità nipponiche per sottoscrivere lo Jefta, un accordo di partenariato economico tra Giappone e Unione Europea finalizzato alla liberalizzazione dei loro rapporti commerciali. Un accordo che rischia di danneggiare in maniera sensibile la salute dei cittadini europei e la qualità - oltre alla produzione - dei prodotti agricoli e alimentari dell'Europa e dell'Italia, minacciati dalle importazioni provenienti dal gigante nipponico. Il quale, insieme a Stati Uniti e Canada, risulta tra i maggiori produttori al mondo di coltivazioni e mangimi ogm.

L'allarme è stato lanciato da alcune associazioni ambientaliste come Greenpeace e da Carlo Petrini. In un editoriale apparso su Repubblica, il presidente e fondatore di Slow Food ha scritto che "Lo Jefta rappresenta un nuovo colpo al sistema di qualità agroalimentare su cui poggia buona parte dell'agricoltura europea e quindi italiana. [...] Il trattato tutela solo un numero esiguo di denominazioni di origine, lasciando un enorme spazio di conquista per il finto Made in Italy". Secondo Petrini, con l'entrata in vigore dello Jefta "sarà possibile chiamare 'mozzarella' o 'mozzarella di bufala' anche quella prodotta in Oriente, e lo stesso vale per il Grana Padano, l'Aceto Balsamico, il Pecorino Romano" e così via. Le cifre riportate da Petrini sono confermate anche da Greenpeace, che sul sito trade-leaks.org ha messo a disposizione le carte su cui verte l'imminente accordo Ue-Giappone. Con l'entrata in vigore del Trattato nella versione del testo resa pubblica martedì 11 luglio, saranno tutelate soltanto 18 denominazioni alimentari su 294 e 28 denominazioni vinicole su 523. In pratica, un enorme via libera per chi vorrà estendere in territorio nipponico la produzione di prodotti italiani ed europei, potendo utilizzarne legalmente la denominazione ufficiale.

Di Maio, in un'intervista a Repubblica, ha dichiarato di recente a proposito della Jefta che "Sia noi che la Spagna, insieme alla firma, stiamo inviando delle osservazioni con condizioni precise che riguardano agricoltura, piccole imprese e una serie di interventi necessari". Una parziale apertura a un Trattato che, oltre ad attaccare l'agricoltura europea di qualità con la protezione di un numero molto limitato di indicazioni geografiche tipiche, non riconosce il principio europeo di precauzione a tutela di ambiente e salute; spinge alla liberalizzazione dei servizi; apre agli ogm giapponesi e abbatte le tutele sul lavoro, dal momento che il Giappone non ha mai ratificato due delle otto convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Greenpeace, con un durissimo comunicato stampa, ha accusato l'Ue di "indietreggiare su salute e tutela dell'ambiente". Facendo così aumentare le contraffazioni, alla faccia di Igp, Dop e Doc.

E di tutto il Made in Italy.

Commenti