Politica

Primi segnali dall'Europa 150 migranti in tre Stati Ma Visegrad non arretra

Accolti in Germania, Spagna e Portogallo Ungheria e Repubblica Ceca: «Sarà l'inferno»

La soluzione al caso Pozzallo è il «modello Lifeline»: dopo Malta e Francia ieri anche Germania, Spagna e Portogallo hanno accettato la richiesta di Giuseppe Conte dando la disponibilità ad accogliere 50 migranti ciascuno dei 450 recuperati venerdì al largo di Linosa. Ma se il premier canta vittoria non è affatto scontato che questo modus operandi, basato sul volontarismo, diventi un criterio stabile in base a cui gestire i prossimi sbarchi. Perché alla fine l'Europa si è comunque spaccata e tutti sembrano avere un nemico comune: Roma. Secondo la Spagna, infatti, siamo troppo cattivi: «Se l'Italia opta per l'inasprimento della politica migratoria potrebbe cominciare a percorrere la strada verso la disintegrazione dell'Europa», ha detto a El Pais il nuovo ministro degli Esteri socialista Josep Borrell. Secondo i Paesi di Visegrad, invece, siamo troppo buoni.

«Questo tipo di approccio è la strada per l'inferno», ha tuonato ieri mattina su Twitter il premier ceco Andrej Babis - perché non fa altro che motivare i trafficanti e aumentare le loro entrate. L'unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, ossia non far sbarcare i migranti». Secondo il 63enne miliardario populista i profughi «vanno aiutati nei Paesi dai da cui provengono per impedirgli di mettersi in viaggio verso l'Europa». E comunque lui non vuole accoglierne neppure uno, esattamente come il suo collega ungherese Viktor Orbàn.

Questa presa di posizione nettissima ha messo di nuovo a nudo le due anime del governo giallo-verde. Da un lato infatti ci sono i grillini schierati a testuggine in difesa della linea-Conte, mentre dall'altro c'è un Salvini che in questo momento sembra un po' strabico nel tentativo di rivendicare il successo politico dell'operazione Pozzallo; sabato aveva giudicato il passo avanti di Malta e Francia come una buona notizia, ieri ha fatto i complimenti a Conte e a tutta la squadra di governo; contemporaneamente però dà ragione agli amici di Visegrad: «L'unica soluzione è aiutare la Libia, la Repubblica Ceca deve darci una mano a farlo. L'obiettivo è riaccompagnare gli immigrati da dove sono partiti e stroncare una volta per tutte la mafia del traffico di esseri umani».

Di segno diverso, come detto, le reazioni di sponda Cinquestelle. Il presidente del Consiglio gonfia il petto dicendo che «questa è la solidarietà e la responsabilità che abbiamo sempre chiesto all'Europa e che ora, dopo i risultati ottenuti all'ultimo Consiglio Ue, cominciano a diventare realtà», la ministra degli Esteri Elisabetta Trenta gli va dietro («L'Italia ha chiamato e l'Europa ha risposto, questo è il vero spirito europeo») e il presidente della Camera va molto oltre: «La strada per l'inferno è non saper accogliere tutti insieme in un'ottica di solidarietà - ha twittato Roberto Fico rispondendo a Babis -, ribadisco che chi non accetta quote va sanzionato pesantemente».

Insomma molte e variegate sono le posizioni, sia sul fronte internazionale che su quello domestico, quindi già al prossimo barcone gli scontri rischiano di riproporsi identici. A cominciare da quello con Malta. Ieri infatti il premier maltese ha inviato una lettera di risposta a Conte e ha ribadito che secondo lui La Valletta non doveva assumere il controllo dei soccorsi «La barca in questione non ci ha chiesto aiuto - ha spiegato Muscat -, era a 53 miglia dal territorio italiano e andava verso Lampedusa. Nessun Paese ha il diritto di fermare la navigazione di una barca in acque internazionali, nemmeno se ha il controllo della zona Sar in cui si trova in quel momento. Riconosciamo le difficoltà che l'Italia sta vivendo ma la soluzione non è attaccare un partner europeo che affronta le stesse sfide e che manifesta continua solidarietà».

Un vero e proprio avviso ai naviganti, che non lascia presagire nulla di buono.

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