Cronache

Il don che difende Salvini: "Prima i miei figli, dopo chi arriva"

Le proposte e le azioni di Matteo Salvini non sarebbero in contrasto con il Vangelo e la dottrina cattolica. Per don Larizza viene prima "chi è vicino" e poi "chi arriva". Uno dei primi parroci a sostenere la bontà di quanto messo in campo dal ministro dell'Interno

Il don che difende Salvini: "Prima i miei figli, dopo chi arriva"

Matteo Salvini è in linea con la dottrina cattolica proprio perché sostiene che 'prima' debbano essere tenuti in considerazione 'gli italiani'. Questa sembra essere il senso dell'asserzione fatta da Don Luigi Larizza, parroco del Sacro Cuore di Taranto.

All'interno di un'intervista rilasciata a La Fede Quotidiana, il sacerdote si è inserito nell'animato dibattito che sta coinvolgendo alcuni esponenti di punta della Chiesa cattolica. Da qualche cardinale ai vescovi, passando per i cosiddetti "preti rossi": in molti, specie dopo il "caso Aquarius", si sono sentiti in dovere di ammonire le istituzioni governative del belpaese sui rischi che deriverebbero dal sostenere le politiche promosse dal leader leghista. Don Luigi la pensa in modo diverso. Il prete tarantino era già balzato alle conache durante la scorsa estate, quando aveva 'osato' attaccare "i soliti schierati a sinistra, che hanno tradito anche lo spirito del vero comunismo".

Il parroco venne anche accusato di razzismo per quanto dichiarato in relazione all'accoglienza dei migranti. Accuse a cui aveva risposto chiedendosi: "Dov’è il razzismo se ci si auspica che, le forze dell’ordine, possano sparare per difendersi dagli assalti, dai pugni e dalle bastonate dei delinquenti di ogni etnia, immigrati inclusi?". Un'argomentazione che "rischia" di tornare d'attualità in funzione della prevista discussione parlamentare sulla legittima difesa. "Per me - ha esordito Larizza sul portale cattolico citato - Salvini non è il male assoluto e a mio giudizio non va contro il Vangelo. Semmai - ha aggiunto - indemoniato è chi, sapendo di mentire, organizza campagne mediatiche disoneste. Qui si mettono in discussione i sacerdoti che lavorano onestamente, mentre tanti parlano e non combinano niente. La Chiesa, che siamo tutti noi popolo di Dio, non è infallibile e, spiace dirlo, il dio denaro, talvolta fa capolino". Anche a Taranto, sostiene don Larizza, dove alcuni, nel nome dell'accoglienza, sarebbero finiti per arricchirsi.

"Probabilmente - ha specificato il sacerdote - si teme che le posizioni di Salvini pongano fine a certi giochi". "Fine della pacchia", direbbe il ministro dell'Interno. Ma il Don è un fiume in piena ed è disposto a spiegare, dottrina alla mano, perché le proposte di Salvini non possano essere bollate come incompatibili con il cattolicesimo: "Spiego perchè Salvini è coerente con la dottrina cattolica. Se io sono a capo di una famiglia - ha scandito il prete tarantino - devo provvedere prima di tutto ai miei figli, dopo a chi arriva. Funziona in questo modo. Semmai è poco lucido chi fa il contrario. Indubbiamente la carità, è aperta a tutti, senza discriminazione di pelle ed etnia - ha specificato - però bisogna iniziare da coloro che sono più vicini. Oggi constato che i poveri italiani non hanno tante attenzioni anche mediatiche come i migranti, forse perchè non rendono trentacinque euro a testa".

'Prima gli italiani", in definitiva, significherebbe anche comportarsi da buon padre di famiglia.

Un motto che non contrasterebbe affatto con i dettami del Vangelo.

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