Cronache

La Ong: "L'Italia è pericolosa" .Tre versioni sulle foto dei morti

Open Arms va in Spagna: "Governo e pm inaffidabili". Al largo di Tunisi un'altra nave con 40 persone a bordo

La Ong: "L'Italia è pericolosa" .Tre versioni sulle foto dei morti

È ancora scontro tra il ministro dell'Interno, Matteo Salvini e la Ong Proactiva Open Arms, le cui dichiarazioni sembrano essere diventate un alfabeto di bugie. Prima l'accusa alla Guardia costiera libica di aver affondato il barcone ai cui resti è stata trovata aggrappata una giovane, accanto ai cadaveri di una donna e di suo figlio, poi l'annuncio che faranno rotta verso la Spagna perché non hanno fiducia né nei pm italiani come Zuccaro (che a Catania li mise sotto accusa), né in Matteo Salvini. Che ieri ha rilanciato: «Non un migrante in più in Italia».

La versione di Open Arms è stata messa in discussione grazie alle prove fornite dalla giornalista tedesca Nadja Kriewald e da un collega libico, che si trovavano a bordo della motovedetta della Guardia costiera di Tripoli, che nei giorni scorsi ha salvato 158 persone dal naufragio di un barcone. Qualcosa non torna, nonostante le foto diffuse dalla Ong abbiano fatto il giro del mondo. La cronista ha raccontato che dopo il recupero degli immigrati non era rimasto nessun corpo in mare. Ma c'è anche un'altra versione. I libici, a livello informale, senza alcuna comunicazione scritta, hanno fatto sapere alla Guardia costiera italiana, dopo la denuncia di Open arms, che a bordo del gommone soccorso, nella notte fra lunedì e martedì, avevano lasciato due corpi senza vita. Il giorno dopo la nave ha trovato il relitto del gommone con una donna ancora viva, un'altra morta e un bambino che è spirato. L'ipotesi più probabile degli addetti ai lavori a Roma è che una delle naufraghe fosse svenuta e non deceduta al momento del soccorso libico. Nessuno ha visto il bambino e tantomeno ha abbandonato volutamente in mare dei naufraghi perché non volevano tornare in Libia. «I marinai libici si sono dannati l'anima per salvare tutti. L'ultimo migrante salito a bordo della motovedetta mi ha detto: Non è rimasto nessuno, non è rimasto nessuno», spiega al Giornale il freelance libico, Imad Ahmed, che a bordo faceva da interprete alla giornalista tedesca.

Il 16 luglio gli aerei della missione Eunavformed a guida italiana hanno avvistato due gommoni in momenti diversi. Il primo è stato soccorso in giornata della motovedetta Gamines. Il secondo è quello intercettato dopo ore di ricerche, verso l'una di notte, 77 miglia a nord di Garabulli, vicino a Qoms. Lo stesso che sarebbe stato ritrovato il giorno dopo da Open arms. Il giornalista libico sostiene «che nessuno è rimasto a bordo del gommone. I riflettori illuminavano parzialmente la scena, ma non ho visto alcun corpo quando un marinaio ha sgonfiato i tubolari per evitare che venisse riutilizzato d i trafficanti».

Ieri l'Italia ha dato disponibilità per far attraccare a Messina o Catania la nave della Ong, non solo per fornire le cure alla donna, ma anche per recuperare i cadaveri. Fonti vicine al Viminale fanno sapere che la destinazione scelta non era stata Lampedusa perché sull'isola non vi erano le celle frigorifere per i corpi. È quindi falsa la ricostruzione data dai portavoce di Proactiva, secondo cui il nostro Paese avrebbe detto «no ai cadaveri». A dirlo anche il vicepremier Salvini: «Non è che hanno qualcosa da nascondere?». Salvini, l'altro ieri, era stato attaccato anche dallo scrittore Roberto Saviano, che lo aveva definito «ministro della malavita». Il ministro dell'Interno, ieri, lo ha querelato.

Intanto un altro dramma si è consumato nel Mediterraneo. A Cipro è naufragato un barcone con 169 migranti a bordo. Al momento i corpi recuperati sono una ventina, ma il numero è destinato a salire. E un'altra imbarcazione è stata individuata al largo delle coste di Tunisi, dove si trova da giorni. I migranti a bordo, circa 40 tra cui 8 donne incinte, chiedono di essere recuperati da navi europee. «Tutti i tentativi di entrare in porto spiega la Croce rossa locale sono stati vani».

Italia, Francia, Malta e Tunisia hanno negato l'autorizzazione all'attracco.

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