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"Criticare Israele è legittimo". Bufera sulle parole di Corbyn

Polemiche in Gran Bretagna dopo la decisione di Jeremy Corbyn, ratificata dal comitato direttivo laburista, di non considerare più "esternazioni antisemite" le critiche al sionismo e a Israele

"Criticare Israele è legittimo". Bufera sulle parole di Corbyn

Jeremy Corbyn nella bufera. Il leader della sinistra britannica ha suscitato l’indignazione della comunità ebraica del Regno Unito per avere fatto approvare dal comitato direttivo laburista una risoluzione che, di fatto, legittima le accuse di "nazismo" nei confronti delle autorità israeliane. In base alla nuova definizione di “antisemitismo” elaborata dal partito di Corbyn, i vertici del Labour non considereranno più come “condotta censurabile” equiparare i provvedimenti del governo Netanyahu alle “politiche di Hitler”. I parlamentari conservatori hanno immediatamente condannato le tesi avanzate dall’esponente dell’opposizione, ma critiche all’indirizzo di quest’ultimo sono state espresse anche da deputati della Sinistra.

Il National Executive Committee (Nec) del Labour Party ha approvato, su iniziativa del proprio leader, una risoluzione contenente “nuove linee guida sull’antisemitismo”. Da tale documento si evince chiaramente la posizione anti-israeliana di Jeremy Corbyn. La risoluzione, infatti, toglie ogni “valenza antisemita” alle critiche, anche violente, indirizzate alle autorità dello Stato ebraico, discostandosi così dai principi sanciti dalla International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra). Quest’ultima, organismo intergovernativo impegnato nella lotta ai negazionisti della Shoah, aveva elaborato nel 2016 una definizione di “antisemitismo”, sottoscritta finora da 31 Stati. Il Regno Unito sarebbe stato uno dei primi Paesi a condividere questa definizione. Nel documento redatto nel 2016, l’Ihra condannava l’equiparazione tra sionismo e nazismo e biasimava ogni tentativo di additare le autorità israeliane come “responsabili di politiche naziste”. La risoluzione del Labour Party, invece, non considera censurabili accuse di questo tipo, legittimando, di fatto, i peggiori insulti nei confronti del Governo Netanyahu. Di conseguenza, i militanti laburisti che, da oggi in poi, dovessero inveire contro l’Esecutivo del Paese mediorientale, additandolo come “seguace del nazismo”, non sarebbero destinatari di alcuna sanzione da parte dei vertici del partito. Jeremy Corbyn, commentando il voto del comitato direttivo, ha precisato che le “nuove linee guida sull’antisemitismo” rispecchierebbero i principi della risoluzione Onu del 1975 sul sionismo: “La risoluzione 3379 ha denunciato i valori razzisti alla base del pensiero sionista. Da oggi in poi, il Labour Party si atterrà fedelmente a quanto sancito dalle Nazioni Unite. I nostri militanti avranno pieno diritto di condannare le violenze perpetrate da Israele ai danni dei Palestinesi. La nostra voce si leverà forte contro le bombe lanciate su Gaza e contro ogni tentativo di calpestare i diritti di un popolo che lotta per l’autodeterminazione. Criticare il sionismo non significa alimentare la propaganda anti-ebraica”.

La posizione anti-israeliana assunta dai vertici laburisti ha suscitato la reazione sdegnata della comunità ebraica britannica. Il Jewish Leadership Council, in un comunicato ufficiale, ha sentenziato: “Sono giorni tristi per la causa dell’antirazzismo in questo Paese. Il Labour, partito che ha sempre considerato valori fondamentali l’uguaglianza e l’inclusione, pretende di conoscere l’antisemitismo meglio di chi tale pratica abominevole la sperimenta sulla propria pelle. Corbyn ha idee opposte a quelle della Comunità ebraica. Egli si è volutamente discostato dalle tesi sostenute dalla International Holocaust Remembrance Alliance, esponendo gli ebrei inglesi a insulti di ogni genere. Tutto questo è un vero e proprio oltraggio”. Anche il quotidiano The Jewish Chronicle ha biasimato l’esponente della Sinistra: “Il Labour, per volontà del suo leader, sta sprofondando nelle fogne del razzismo”. I parlamentari conservatori hanno accusato Corbyn di “compromettere le eccellenti relazioni tra Regno Unito e Israele”. Tuttavia, nell’aula di Westminster, il politico laburista è stato criticato anche da membri del suo stesso partito, tra i quali figura la deputata di origini ebraiche Margaret Hodge. Quest’ultima ha attribuito al proprio leader la responsabilità di avere “danneggiato i rapporti tra il Labour e gli Ebrei britannici”. La Hodge, deputata con parenti morti nei campi di concentramento, ha preso posizione contro la risoluzione adottata dal Nec: “Intendo esprimere tutta la mia rabbia e indignazione per il documento promosso da Jeremy Corbyn e ratificato dal comitato esecutivo. Tra coloro che criticano Israele, spesso si nascondono ostinati antisemiti. Il nostro partito non può accogliere tra le sue file persone del genere”.

La Hodge, a causa delle sue esternazioni, potrebbe essere destinataria di sanzioni da parte della leadership laburista.

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