Cultura e Spettacoli

Nel "regno eremita" dei Kim abita una folla di misteri

«Stella del Nord» di D.B. John è un thriller in cui la realtà (criminale) della Corea comunista supera la fantasia

Nel "regno eremita" dei Kim abita una folla di misteri

Una Corea del Nord come non l'avete mai vista, anzi letta. Lo scrittore D.B. John nel romanzo Stella del Nord (Dea Planet, pagg. 528, euro 18, traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe) racconta le contraddizioni di una dittatura ancora peggiore di quella nazista, maoista o staliniana. John prima di scrivere il romanzo ha visitato per anni quel Paese, documentandosi moltissimo, quindi il suo libro rivela molti aspetti fino a oggi inediti e purtroppo reali. L'autore ha già affrontato questo tema, da fiction con il ritmo del romanzo dal fiato corto, da thriller e da page-turner, quando ha raccontato la storia vera della fuga di Hyeonseo Lee (La ragazza dai sette nomi, Mondadori, 2015), che da «brava bambina comunista», studia le gesta leggendarie del «Caro Leader Kim Il-sung», partecipa alle coreografie di massa organizzate dal Partito e crede che la Corea del Sud, l'acerrimo nemico, sia un Paese poverissimo, pieno di senzatetto, dove la gente muore per le strade e gli odiati americani si divertono a prendere a calci bambini e disabili. Solo a diciassettenne anni comincia a interrogarsi sulla reale natura del proprio Paese e a dubitare delle verità preconfezionate dalla propaganda. Ed è allora che inizia la fuga da una dittatura spietata e corrotta. Una fuga che la porterà prima a vivere da illegale nella Cina del tumultuoso sviluppo economico, e in seguito a Seul, la capitale del Sud, dove riuscirà a condurre la sua famiglia dopo un avventuroso viaggio di oltre duemila chilometri attraverso il Sudest asiatico.

In Stella del Nord, al rigore della ricerca ha affiancato una trama avvincente, un thriller che ha affascinato persino il bestsellerista Lee Child e che si svolge fra 2010 e 2011. Apparentemente sullo sfondo, ma in realtà protagonisti, sono i piani di guerra del presidente nordcoreano Kim Jong-un e la vita quotidiana nel cosiddetto «regno eremita». Una nazione grande come la Pennsylvania che, come ci raccontano i media, è cresciuta nel culto dei Kim, ma che nasconde, nella realtà e nelle 500 pagine di questa meta-fiction, atrocità psico-fisiche ai confini del comprensibile. Il romanzo inizia con l'ennesima sparizione di due adolescenti da una spiaggia sudcoreana. È solo l'ultima di una lunga serie di misteriose scomparse tra la Corea del Sud e il Giappone. Disgrazia? Omicidio? Rapimento? Le indagini non hanno mai portato a nulla e si sono sempre arenate.

Dopo questa premessa il racconto si divide secondo la scelta - riuscita perché rende ancora più adrenalinica la lettura - fra tre diversi registri narrativi che si alternano. Negli Stati Uniti, Jenna, figlia di una coreana e di un afroamericano, è una delle massime esperte mondiali di storia e politica della Corea del Nord. Parla correntemente coreano, insegna all'Università e pratica arti marziali. Proprio per queste caratteristiche è contattata dalla Cia. Ma i servizi segreti americani non sanno che Jenna è la gemella della ragazza scomparsa dodici anni prima dalla spiaggia coreana e che è fortemente convinta che sia ancora viva. Jenna accetta la proposta perché intravede nella missione la possibilità di far luce sul destino della sorella. Intanto in Nord Corea la signora Moon, una cittadina modello del regime del Caro Leader, trova in un bosco un palloncino caduto dal cielo che contiene un biglietto che esorta i fratelli del Nord a insorgere contro il tiranno. Cho e suo fratello sono due alti dirigenti di partito destinati a una promozione e a un futuro radioso. Ma il trionfo può essere l'anticamera di un baratro: ogni accusa, anche velata, equivale a una condanna.

Questi sono i personaggi che si muovono in Stella del Nord e tramite loro conosciamo un Paese dove «non esiste nemmeno uno spazio psichico dove sfuggire» ai Kim. I ragazzi - questa è realtà anche se narrata - dell'università di Pyongyang imparano i tempi verbali inglesi in questo modo: «uccidemmo gli americani, uccidiamo gli americani, uccideremo gli americani». A scuola, i bambini in classe hanno esercizi come questi: durante una battaglia della Guerra patriottica di liberazione, 33 compagni dell'Armata del popolo coreano uccisero 30 bastardi imperialisti inglesi. Qual è la somma dei soldati che combatterono? E ancora, nei libri di geografia, sono mostrate le immagini di una fatiscente azienda agricola dal terreno sterile e nella descrizione si legge: un terreno agricolo in Corea del Sud, dove non cresce il riso.

La propaganda penetra a fondo in ogni aspetto del sistema scolastico e, in generale, della vita.

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