Economia

Trump alza il tiro su Cina e Fed

"Pronto a tassare tutto l'export di Pechino". E attacca la politica dei tassi di Powell

Trump alza il tiro su Cina e Fed

«Sono pronto a mettere dazi su tutti e 500 miliardi di export cinese» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti in una intervista alla Cnbc, riferendosi al valore complessivo delle merci made in Pechino approdate lo scorso anno sugli scaffali americani. Finora, nonostante la ridda di dichiarazioni che da mesi si intrecciano sul tema, sono entrati in vigore dazi per 34 miliardi di dollari, misure poi replicate da Pechino. Altre imposte doganali per 200 miliardi potrebbero colpire merci e prodotti cinesi entro fine estate. Sempre che le due super potenze non trovino un accordo, agevolato magari da un argomento tema non porrio banale per Washington: gli 1,18 trilioni di dollari di debito americano detenuti a Pechino, pari al 6% circa del debito Usa.

Nonostante le minacce di Trump le Borse europee dopo un invio turbolento hanno chiuso al seduta con cali frazionali con l'eccezione di Francoforte (-0,9%) su cui pende il cappio dlela minaccia di dazi sulle auto. «Reazioni tutto sommato contenute, vista la portata delle dichiarazioni» nota Vincenzo Longo di IG secondo cui: «Il mercato considera le parole di Trump uno strumento per mediare e non una minaccia concreta». Il 25 luglio spetterà a Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, invitare Trum a più miti consigli soprattutto per quanto riguarda le auto europee. «Potremmo capire quanto Trump faccia sul serio» sostiene Longo.

Trump ha poi rivendicato il 31% di guadagni messi a segno dall'indice di riferimento dell'economia Usa, l'S&P500, dalla sua elezione ad oggi. Un risultato tale da fornirgli un «cuscinetto» per intraprendere l'epica battaglia contro i presunti nemici commerciali di Washington con cui le amministrazioni presententi, avrebbero siglato «pessimi accordi commerciali» come quello più volte ricordato da Trump su Twitter con il Canada che consente a Ottawa di imporre dazi al 275% su latticini e prodotti caseari Usa.

Il comandante in capo alla Casa Bianca ha poi parlato di «manipolazioni illegali delle valute» da parte tra l'altro di Cina (da aprile lo yuan si è svalutato del 10% sul dollaro), evidenziando come tali paesi abbiano poi abbassato i tassi di interesse, mentre gli Usa stanno alzando i tassi e rafforzando il dollaro. «Uno scenario che sta annullando al nostra capacità competitiva. Come al solito non giochiamo ad armi pari» ha cinguettato Trump puntando il dito in un sol colpo contro Pechino, la Ue e la Fed di Jerome Powel e spostando l'obiettivo dalla guerra dei dazi a quella valutaria.

E proprio la banca centrale americana è stata oggetto delle ultime inventive di Trump che cinguetta: «Abbiamo debiti in scadenza e noi stiamo aumentando i tassi. Ma davvero?» Per il presidente «stringere ora sui tassi danneggia tutto quello che abbiamo fatto». Pronta la risposta di James B. Bullard, presidente della Fed di St. Louis: «Il Fomc (comitato centrale della Fed che decide la direzione) ha il mandato di tenere bassa l'inflazione e far crescere l'occupazione».

Potrebbero intanto riprendere le trattative per rilanciare il Nafta.

Il 26 luglio il ministro canadese Chrystia Freeland incontrerà proprio con questo scopo il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador.

Commenti