Economia

Nuovi modelli (e vertici) Manley lavora al futuro

Il neo ad è più sul prodotto e meno sulla finanza. E potrebbe operare uno spoil system

Nuovi modelli (e vertici) Manley lavora al futuro

E ora tocca a Mike Manley. Anzi, all'accoppiata John Elkann-Mike Manley. Saranno loro, presidente e nuovo ad di Fiat Chrysler Automobiles, a decidere le nuove strategie del gruppo automobilistico. Un compito non facile, visto che Sergio Marchionne, da 14 anni a questa parte, soprattutto dopo la nascita di Fca, ha accentrato su di sé tutte le funzioni, delegando poco o niente, e ragionando sempre in prima persona. Non è un caso che anche il top management venisse a sapere solo all'ultimo di decisioni anche importanti. «Ha tutto dentro la sua testa», la frase ricorrente di chi ha lavorato in questi anni al suo fianco.

Tre erano i candidati ufficiali a prendere il posto di Marchionne nell'aprile del prossimo anno: Alfredo Altavilla, coo di Fca per i mercati Emea; il cfo Richard Palmer, manager proiettato sulla finanza e sui numeri; e Mike Manley, a capo di Jeep e Ram. Due inglesi, molto americanizzati, e un italiano.

Perché la scelta del presidente e azionista del Lingotto, Elkann, è andata su Manley? Il motivo è presto detto: il britannico è al volante dei due marchi, Jeep e Ram (i famosi pick-up che vanno alla grande negli Usa), che da soli rappresentano l'80% dei profitti di Fca.

Manley, come detto, è sì inglese, ma con una mentalità molto americana, in quanto lavora dal 2000 per Chrysler (a quei tempi controllata da Daimler), nove anni prima del matrimonio del gruppo di Auburn Hills con Fiat.

Il primo atto ufficiale di Manley nelle vesti di ad avverrà oggi. A Torino, infatti, si riuniscono, già convocati da tempo, il Gec (Group executive council) e il Comitato prodotti. Sicuramente sarà fatto il punto sullo stato dell'arte del piano industriale presentato da Marchionne all'Investor Day del primo giugno, ma si parlerà anche dei conti trimestrali e di quelli semestrali, con la conferma dell'azzeramento del debito, che saranno illustrati mercoledì.

Manley, 54 anni, ingegnere, è comunque riconosciuto come appartenente alla squadra di manager dalla visione meno europea, particolare che porrà subito dei forti interrogativi ai sindacati italiani (a differenza degli Usa, qui le sigle sono molteplici e facilmente irritabili). Marchionne era riuscito a portare dalla sua parte, attraverso promesse di investimenti sulla produzione italiana, la maggioranza di questi sindacati: Fim, Uilm, Ugl, Fismic e Quadri. Gli avversari, invece, portano i nomi di Fiom e Cobas.

E tutti questi sindacati attendono di sapere nei tempi indicati da Marchionne il primo giugno, cioè dopo l'estate, dove saranno prodotti i nuovi modelli inseriti nel piano industriale: il piccolo Suv di Jeep, il crossover compatto di Alfa Romeo, l'alto di gamma del Biscione, la Maserati Alfieri, eccetera. E una risposta rapida, Manley ed Elkann, dovranno darla anche a proposito della svolta annunciata a Balocco sull'elettrificazione delle varie gamme, tra motori ibridi ed elettrici, oltre che sull'avanzamento dei programmi relativi alla guida autonoma. Fca deve infatti recuperare un pesante ritardo nei confronti dei principali concorrenti. È quindi più che probabile che il Gec odierno cominci a guardare a questi problemi in quanto le organizzazioni sindacali, trascorso agosto, cominceranno ad affilare le armi. Ecco perché il nuovo ad britannico, oltre che al mercato Nafta, il più importante per il gruppo, dovrà prestare molta attenzione alla situazione italiana, tenendo conto dei problemi che i dazi di Donald Trump potranno creare alle esportazioni di autoveicoli dal nostro Paese agli Stati Uniti.

È anche scontato che un nuovo responsabile operativo di tutte le attività di un gruppo, voglia imprimere fin da subito la propria impronta attraverso una sorta di spoil system. C'è da dunque da aspettarsi una riorganizzazione di Fca nelle varie funzioni, attraverso il classico rimescolamento delle carte che farà contenti alcuni e scontenti altri.

Per il Lingotto, dopo l'era Marchionne, se ne apre un'altra, non con poche incognite.

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