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Moavero riapre i porti italiani alle navi della missione Sophia

Retromarcia del ministro: "Finché non saranno riviste le regole". Accordo sui rimpatri tra la Trenta e Tunisi

Moavero riapre i porti italiani alle navi della missione Sophia

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sbarca a Tunisi per ribadire la collaborazione nell'arginare i flussi dei migranti illegali, ma non si sbottona su nuovi piani concreti. «L'Italia e la Tunisia condividono la medesima casa, il Mediterraneo, e dobbiamo continuare a lavorare insieme per la stabilità della regione, specie in riferimento ai flussi migratori verso le nostre coste, che per il governo che rappresento costituiscono una priorità» ha spiegato il ministro Trenta al presidente tunisino Beji Caid Essebsi.

«Sull'immigrazione la Tunisia è d'accordo ad andare avanti nella cooperazione bilaterale con l'Italia» ha dichiarato a il Giornale la responsabile della Difesa. Una linea tracciata dall'esecutivo Berlusconi fin dal 2011. Il governo del Paese amico continuerà ad «assumersi la responsabilità dei tunisini che emigrano irregolarmente favorendone il rientro» ha sottolineato Trenta, che ha avuto un faccia a faccia con il ministro della Difesa Abdelkrim Zbdi. Dal 2017 i tunisini sbarcati illegalmente nel nostro Paese sono aumentati. Nei primi sei mesi dell'anno sono sbarcati quasi in 3mila, anche se rispetto alla punta di 1.000 arrivi in maggio si è scesi a 260 in giugno. Il direttore di Frontex, Fabbriche Leggeri, ha lanciato l'allarme: «La Tunisia rappresenta il 20% cento delle partenze verso l'Italia». Al largo di Tunisi è bloccato da due settimane il mercantile Sarost 5 con una quarantina di migranti a bordo, che non possono sbarcare.

Il ministro ha garantito «l'assistenza della Difesa italiana per supportare ulteriormente il controllo degli spazi marittimi e della gestione delle emergenze in mare». Però non si è discusso di aspetti concreti, come i due aerei di ricognizione elettronica dell'azienda italiana Leonardo offerti ai libici da mesi. Il portale d'informazione Africa intelligence ha rivelato in febbraio che «l'offerta di Leonardo ha l'appoggio del governo italiano (allora Gentiloni, nda), che vede l'accordo come uno dei mezzi per prevenire l'immigrazione clandestina verso le sue coste». Gli aerei C 27 vengono utilizzati per la sorveglianza dei confini terrestri e marittimi. Con la Tunisia risulta pure «congelata» una missione italiana prevista dalla Nato di 57 uomini, che costa circa 5 milioni di euro. La missione prevede anche «di sviluppare e rafforzare le capacità di pianificazione e condotta di operazioni interforze (dei militari tunisini, nda), in particolare nell'attività di controllo delle frontiere e di lotta la terrorismo», che può coincidere con il controllo dei flussi dell'immigrazione illegale.

Se a Tunisi il ministro della Difesa cerca di arginare il problema dei clandestini, pur non facendo trapelare nulla di concreto, da Berlino il responsabile degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, conferma il dietrofront del governo sull'operazione Sophia. «Durante il periodo necessario a raggiungere una revisione delle regole operative della missione, l'Italia garantirà l'approdo nei suoi porti alle persone salvate dalle navi» della flotta europea sotto comando italiano. Il Viminale voleva bloccare l'accesso ai porti anche alle unità di Sophia, che fin dall'inizio hanno sbarcato profughi e clandestini solo da noi. Poi il governo si è ammorbidito grazie alla promessa europea di rivedere le regole della missione, compreso l'approdo.

Secondo l'ottimistica previsione del ministro degli Esteri Moavero ci vorrà «qualche settimana» per mettere d'accordo i 28 Paesi europei, che potrebbero, come è accaduto ripetutamente in passato, continuare a fregare l'Italia.

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