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Marchionne, Berlusconi: "L'avrei voluto al comando dell'Italia"

Berlusconi: «Lo dissi senza avvisarlo, ma lo pensavo». Cgil: «Non dialogava»

Marchionne, Berlusconi: "L'avrei voluto al comando dell'Italia"

Roma Cordoglio e apprezzamenti. Nel giorno della morte, Sergio Marchionne, il manager che in vita ha diviso operai, partiti e intellettuali, unisce politici, imprenditori e gran parte dei sindacati. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi rievoca la vecchia idea di vederlo all'opera anche per l'Italia: «Dissi una volta, senza avvertirlo prima e non me ne sono mai pentito, che mi sarebbe piaciuto vederlo alla guida del nostro Paese. Lo penso ancora: le caratteristiche di una persona straordinaria come Marchionne, la competenza, la preparazione, la capacità dimostrata di ottenere risultati importanti, sarebbero state preziose - se fosse stato disponibile - per ridare dignità alla politica».

Era il mese di luglio di un anno fa e Marchionne con il suo stile declinò l'invito: «Berlusconi è un grande. Ha spiazzato tutti, ma non ci penso neanche di notte». Preferendo il suo habitat naturale: l'azienda. Berlusconi nel suo ricordo ne traccia il profilo del manager: «Non ha solo salvato posti di lavoro in Italia: in una stagione di drammatici cambiamenti, ha dimostrato che nell'epoca della globalizzazione dall'Italia possono ancora nascere sfide imprenditoriali di livello mondiale. La sua è la biografia di un italiano che ha costruito il successo con le sue forze e il suo impegno, attraverso la difficile strada dell'emigrazione, senza mai rinnegare lo stretto legame con la sua patria, le sue origini familiari, il rapporto speciale con l'arma dei Carabinieri». Per il «Cav» l'ex «ad» di Fca merita un posto tra i Grandi: «Con Marchionne l'Italia perde non soltanto il più brillante dei suoi manager, ma una delle figure simbolo del nostro Paese. Ha rappresentato l'Italia migliore: quella operosa e concreta, seria e preparata, dotata di visione e capace di guardare al futuro. Un'Italia che non ha paura della competizione, sa affrontarla e vincerla grazie alla qualità del prodotto italiano e alla capacità creativa delle persone e delle imprese». Di simbolo parla anche Confindustria: «Uomo di rottura e di innovazioni con la chiara idea che è la visione che determina la realtà», recita una nota del presidente, Vincenzo Boccia. Anche la Cgil rompe il lungo silenzio con un messaggio di cordoglio nel quale il sindacato non dimentica di sottolineare gli anni di dure battaglie tra i lavoratori e il manager: «Ha salvato un'azienda morente. Uomo di grande intelligenza e capacità manageriale, è stato in grado di non soffermarsi ai problemi di breve periodo, ma di guardare oltre. Salvataggio che è avvenuto anche con il contributo dei lavoratori, che hanno pagato un prezzo sindacale rilevante». «Ma con loro non ha voluto dialogare», conclude critica la nota.

«Caro Sergio, grazie per il prezioso contributo che hai dato per una nuova politica industriale europea», scrive in un tweet il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha fatto osservare all'Aula un minuto di silenzio. Piero Ferrari, figlio del fondatore della casa di Maranello, lo paragona al padre Enzo.

Parole che consegnano, definitivamente, Marchionne tra gli immortali di casa Fiat.

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