Cronache

Cassazione, le registrazioni sul luogo di lavoro sono legittime

Per i giudici della Suprema Corte non vi è alcuna violazione della privacy se il lavoratore se ne serve per far valere un proprio diritto in sede giudiziaria

Cassazione, le registrazioni sul luogo di lavoro sono legittime

Rilevantissima sentenza della Cassazione, che fa chiarezza su una questione da sempre dibattuta sui luoghi di lavoro: le registrazioni effettuate all'insaputa dei colleghi sono lecite o meno? I giudici della suprema Corte, con la recente sentenza n. 11322, hanno finalmente dissipato i dubbi dichiarandone la piena e totale legittimità.

Nel caso di specie un lavoratore era stato licenziato dalla sua azienda perché, dopo aver subito un provvedimento disciplinare, aveva registrato dei colleghi a loro insaputa per giustificarsi della sanzione disciplinare, consegnando nelle mani del datore di lavoro una chiavetta contenente suddette conversazioni: quest'ultimo però aveva licenziato il proprio dipendente per motivi disciplinari, poiché aveva effettuato registrazioni di nascosto sul luogo di lavoro.

Il dipendente aveva impugnato il licenziamento, col giudice di primo grado che ne aveva confermato la legittimità. Di diverso parere erano state la corte d'Appello prima e la Cassazione poi: la suprema Corte ha condiviso le tesi dei giudici d'appello, dichiarando illegittima la risoluzione del rapporto di lavoro poiché nel registrare colleghi a loro insaputa in questo caso non vi era stata nessuna violazione della privacy.

Secondo gli ermellini infatti, non è necessario il consenso preventivo quando il trattamento dei dati personali avvenga per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, sempre che i dati siano trattati esclusivamente per tale finalità e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento. Così il lavoratore è stato reintegrato perché il medesimo aveva agito per documentare una situazione conflittuale nel luogo di lavoro, in un’ottica di salvaguardia del proprio diritto alla conservazione del posto.

Questa sentenza fornisce nuove possibilità di difesa ad esempio ai sempre più numerosi lavoratori che in Italia subiscono mobbing e che molto spesso debbono scontrarsi con l'omertà e l'indifferenza dei loro colleghi che temono ritorsioni da parte dei datori.

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