Politica

«Divieti sbagliati, favoriscono solo i ricchi»

Lo scrittore: «La montagna è accoglienza: che senso ha pagare se poi non la rispetti?»

Eleonora Barbieri

«Ora sono proprio sulle Dolomiti, al passo Giau. E, da frequentatore di queste montagne, dico che la chiusura di un passo è una proibizione sciocca». Lo scrittore Matteo Righetto trascorre gran parte del tempo in montagna, e di montagna parlano tutti i suoi romanzi, da Savana Padana a L'ultima patria (Mondadori).

Anche sul Monte Bianco è scattato il numero chiuso. Che ne pensa?

«Innanzitutto, sul Monte Bianco non passa una strada, come al Sella. Quindi potrebbe anche esserci una ragione, dietro questa scelta. Però tutto dipende dalla struttura: se è un albergo ha diritto di dire che non c'è posto».

Se però è un rifugio...

«Se è un rifugio, nell'etica della montagna deve sempre accogliere: si chiama rifugio per questo. Però, nel caso dei passi dolomitici, il numero chiuso è disdicevole».

Perché?

«Se un valico è un punto di passaggio fra valli e c'è una strada, penso che l'automobilista abbia tutti i diritti di percorrerlo. Non si capisce neanche quale sia il problema: l'inquinamento? Il traffico?».

L'inquinamento non c'è?

«Io ho una grande sensibilità ecologica. Quindi dico: facilitiamo il transito dei veicoli ecologici e penalizziamo quelli più inquinanti. D'altra parte le auto ci sono ovunque: sulla Costiera amalfitana, in Liguria... E poi non è che le auto vadano sui rifugi, vanno per strada».

E il traffico?

«Ma io credo che gli operatori turistici e i montanari siano grati a quel traffico: per un mese o due l'anno è l'unica fonte di guadagno. Sa che cosa succede?».

Che cosa?

«Se il passo Sella è chiuso, vanno tutti sul Pordoi. Consideri che parliamo di 15 giorni l'anno. E poi non mi sembra che, anni fa, fosse tanto diverso: le automobili sui passi dolomitici ci sono sempre state, ed erano molto più inquinanti. Non solo: i turisti da spiaggia degli anni '80 erano più volgari di quelli di oggi. I problemi sono altri».

Per esempio?

«I motociclisti forsennati, soprattutto stranieri, che pensano di essere a Misano. Ma per loro basta un autovelox e un vigile ogni tanto, il quale potrebbe anche badare a far rispettare l'ordine in giro...».

I turisti sono maleducati?

«Il turismo della montagna va incentivato e riscoperto: deve essere intelligente e slow, di persone che abbiano una educazione civile, ecologica. Questo sì».

Quindi qualche problema c'è?

«Sì, ma va regolato con equilibrio, per garantire a tutti il diritto di godersi il sole sulle Dolomiti, come in tutti i luoghi più belli d'Italia».

E il fattore soldi non conta?

«Conta. Ormai gli ottomila, come l'Everest, sono riservati a chi ha uno sponsor, o ai milionari, che ci vanno per vantarsi con i nipoti o con i rivali di lavoro. Il tetto del mondo mostra gli effetti negativi di questa montagna a pagamento».

Che non le piace...

«Non la capisco proprio. Ci vai perché hai i soldi, ma non hai l'etica della montagna, e non la rispetti.

Per me è inconcepibile».

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