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Il trampolino di Roglic eclissa re Froome e il suo regno al Tour

Lo sloveno, un passato nel salto con gli sci, butta giù dal podio l'osteggiato britannico

Il trampolino di Roglic eclissa re Froome e  il suo regno al Tour

Laruns Non è un'eclissi, ma per il momento Chris Froome si è eclissato. Forse tornerà a risplendere oggi, per un sol giorno, per dare senso a un Tour difficile e faticoso, ma per lui la crono odierna può solo valere il podio, che per ora non c'è, visto che lo sloveno Primoz Roglic, abile discesista e arcigno passista-scalatore, con la vittoria di ieri lo ha per il momento occupato almeno per una notte.

Non è un'eclissi, ma potrebbe davvero non tornare più a risplendere il sole sul regno di Chris Froome. Di sicuro non quest'anno. La Francia l'ha respinto: non è più il suo territorio di caccia. Anzi, per come l'hanno trattato, è stato a tutti gli effetti cacciato.

Il suo successore, salvo colpi di scena che nello sport e in questo Tour ci stanno come il cacio sui maccheroni, è il suo compagno di squadra Geraint Thomas; gallese, gregario di fiducia, due medaglie olimpiche su pista, oltre a quattro titoli mondiali.

Ieri in una tappa tutta all'insù, piena zeppa di salite, la differenza però l'ha fatta la discesa. E lì che Primoz Roglic, seconda vittoria di tappa alla Grande Boucle, ha costruito il suo successo. Per uno abituato sin da bimbetto a buttarsi giù con gli sci da un trampolino (è stato anche campione del mondo juniores, ndr), cosa vuoi che sia gettarsi a tomba aperta dal mitico Aubisque. Vince la tappa, e solo per questo scrive una piccola grande pagina di ciclismo per il proprio Paese. Oggi, nella crono finale e definitiva (31 km, da Saint-Pée-sur-Nivelle/ Espelette, ndr), prima della passerella di domani a Parigi sui Campi Elisi, Primoz Roglic potrebbe anche regalarsi e regalare alla Slovenia il primo storico podio.

Per inseguire il sogno, oggi avrà a disposizione 31 chilometri a cronometro, altra specialità nella quale il 28enne di Trbovlije, vice-campione del mondo del tic-tac, è più che dotato. Salito in bici sette anni fa dopo un incidente che l'ha costretto a usare la bicicletta per la riabilitazione, Roglic in questi anni è cresciuto tantissimo, rivelandosi al Giro d'Italia 2016, dove manca la maglia rosa per un solo centesimo (cronometro di Alperdoon, ndr) e poi aggiudicandosi l'ottava tappa la crono di Greve in Chianti.

Roglic fa la differenza in discesa, ma anche in salita è il più in palla e il più combattivo di tutti. Ci prova a più riprese a mettere alle corde Thomas, Dumoulin e Froome, ma la maglia gialla non batte ciglio e risponde con assoluta freddezza e lucidità ad ogni affondo portato dal corridore sloveno.

Almeno l'ultima giornata di montagna, tutta all'insù, non fa calare la palpebra. È bella. È divertente. Con attacchi da lontano, prima di Landa e Bardet e poi più ravvicinati. Ci prova anche un generosissimo Dumoulin, ma le forze sono ormai quelle che sono, e non riesce a fare la differenza. E anche Chris Froome incanta per la sua umile e infinita tenacia.

Chi paga i conti più salati sono quelli che sul loro corpo hanno disegnato i segni della strada e del loro viaggiare. Segni di dolore e sofferenza.

Il colombiano Nairo Quintana alza bandiera bianca sull'ultima salita, mentre il campione del mondo e maglia verde della classifica a punti Peter Sagan, trasforma la sua tappa in un calvario: arriva al traguardo con 38' di ritardo da Roglic, ma anche l'iridato, a suo modo, ieri ha vinto.

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