I viaggi musicali di Carlo fra tacchini e vetri rotti

Si può fare musica anche con la «voce» dei tacchini? La risposta è «sì». Forse, anzi sicuramente una stravaganza, ma c'è chi ci ha provato con successo. Ha preso 300 di questi gallinacei e con loro ha «duettato». Lui, l'autore dell'incisione, è Jim Nollman, cantante naturalista americano di Boston.

Questa e molte altre vicende, notizie e curiosità musicali si posso leggere piacevolmente nei tranquilli meriggi cittadini o sotto l'ombrellone dei week-end in 12 (storie di dischi irripetibili, musica e lampi di vita), in ordine di tempo l'ultima fatica editoriale del compositore e direttore d'orchestra Carlo Boccadoro, classe '63, milanese. Che racconta la musica, si racconta attraverso aneddoti e impressioni personali, vissuti con lo stile quasi del diario. Belli i ricordi dell'incontro col compositore contemporaneo Philip Glass, nel suo viaggio americano, tra musica e degustazioni di bagel, «pane di origine ebraica, soffice e saporito, da gustarsi con la crema di formaggio spalmata sopra». Poi incursioni della serie le bizzarrie che possono capitare nella vita da musicista. «Ho distrutto a martellate una pila di lastre di vetro durante l'esecuzione di un pezzo di John Cage». E via così ogni capitolo accompagnato dal «disco strano», una dozzina in tutto. Già, proprio così: questo «12» è un percorso nella produzione musicale meno consueta, dove appunto ai tacchini e orche si incontrano grandi artisti con le loro opere meno conosciute. Ecco Prince per esempio, accanto a Berio e Stockhausen, personaggi che - seppur distanti anni luce - vengono legati dal filo rosso dell'inventiva e dell'originalità assoluta.

Un libro con un taglio da narratore da Boccadoro, che all'attività pionieristica del musicista contemporaneo, da qualche tempo affianca quella dello scrittore; si ricorda infatti pure il recente La grande battaglia musicale e altre avventure sonore.