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Francia, è ufficiale: da settembre stop ai cellulari nelle scuole

Il Senato francese ha approvato in via definitiva il divieto di utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi nelle scuole, dalle materne fino al liceo. La legge entrerà in vigore a settembre

Francia, è ufficiale: da settembre stop ai cellulari nelle scuole

Il Senato francese ha approvato in via definitiva il divieto di utilizzo dei cellulari nelle scuole, una delle promesse fatte in campagna elettorale dal presidente Emmanuel Macron.

La République En Marche, MoDem e UDI-Agir-Indépendants hanno votato a favore del provvedimento mentre i partiti di destra e di sinistra si sono astenuti perché considerano questa una “legge di facciata che non cambierà nulla”.

La nuova legge, che entrerà in vigore a partire da settembre, impedirà l’uso di telefonini, tablet e altri dispositivi connessi ad internet dalle materne alle superiori per ragazzi fino ai 15 anni di età. Ogni singolo istituto, però, potrà decidere in modo autonomo di consentirne l'impiego per fini pedagocici in particolari occasioni e solo in determinate aree.

Le scuole potranno, inoltre, creare una sorta di “zona deposito” dei dispositivi o autorizzare gli studenti a tenerli, rigorosamente spenti, nello zaino. Gli istituti superiori, invece, avranno la possibilità, ma non l'obbligo, di adottare il divieto nei loro regolamenti interni.

Nelle prossime settimane il Governo metterà a punto un vademecum per insegnanti ed allievi per illustrare i contenuti della legge. Intanto canta vittoria il Presidente della Repubblica francese Macron che ha ottenuto un successo in un periodo di forte crisi durante il quale ha visto crollare ai minimi termini i suoi consensi, soprattutto dopo lo scandalo Benalla: "Impegno mantenuto. Oggi l'Assemblea Nazionale ha definitivamente approvato la legge che vieta l'utilizzo dei cellulari nelle scuole".

Si tratta, tuttavia, di una rivoluzione a metà: l’utilizzo degli smartphone è in teoria proibito in classe già dall’ormai lontano 2010 in seguito all’approvazione del Codice dell’educazione ma spesso la norma veniva aggirata.

Secondo il Ministro dell’Istruzione Jean- Michel Blanquer questo divieto mancava di un solido solco giuridico.

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