Economia

Vivendi paga Tim. Elliott in Vodafone

Il gruppo francese svaluta per 512 milioni. E il fondo Usa scommette sul big inglese

Vivendi paga Tim. Elliott in Vodafone

L'ultimo chiuda la porta. Vivendi svaluta il suo 23,9% detenuto in Telecom Italia per 512 milioni (su un valore di libro pari a 4,256 miliardi fino a fine dicembre), portando di fatto da il titolo da un valore di carico intorno agli 1,07 euro a quota 0,73 euro. Non solo. Elliott, il fondo attivista di Paul Singer che la scorsa primavera è stato co-protagonista del ribaltone ai vertici di Telecom ai danni proprio del gruppo francese, sarebbe ora entrato nel colosso inglese Vodafone con l'obiettivo di imprimervi un cambio nella gestione. Tutto questo proprio mentre Vivendi lo critica per non aver dato seguito alla promesse fatte su Tim. Va ricordato il gruppo inglese vale in termini di capitalizzazione di Borsa quasi cinque volte tanto Telecom.

Il gruppo francese fondato da Vincent Bolloré e guidato dall'ad Arnauld de Puyfontaine, che è rimasto anche nel cda di Tim, ha dato notizia della maxi svalutazione con in conti semestrali, chiusi con un giro d'affari di 6,46 miliardi (+18,3%), un margine operativo lordo di 542 milioni (+54%), un utile operativo di 492 milioni (+35,8%) e un utile netto di 165 milioni. Quest'ultimo in calo 6,3% a causa delle operazioni straordinarie, tra cui appunto la svalutazione del pacchetto Tim. Vivendi vuole poi cedere fino al 50% del capitale Universal Music Group a «uno o più partner strategici».

Lo stesso gruppo francese spiega la svalutazione su Tim con il «rischio di esecuzione del piano industriale (adottato a marzo dal precedente board espressione di Vivendi ndr) tenuto conto del minore potere di Vivendi di partecipare alle decisioni relative alle politiche finanziarie ed operative» di Telecom. Subito dopo l'approvazione del piano 2018-2020 di Tim, il fondo attivista Elliott di Paul Singer (all'8,8% del capitale) e la Cassa Depositi e Prestiti 4,2%) hanno avviato una battaglia per il rinnovo del cda conclusasi con la messa in minoranza di Vivendi in assemblea a maggio. Al timone è rimasto l'ad Amos Genish, già indicato dai francesi. Ma la tensione è rimasta alle stelle. Un mese fa Genish aveva criticato le mosse di alcuni consiglieri salvo poi fare marcia indietro.

È di pochi fa invece la notizia della preoccupazione» di Parigi per «l'assenza» del fondo Elliott che, a giudizio di Vivendi, non starebbe dando seguito alle promesse di scissione e vendita parziale della rete, di conversione delle azioni di risparmio, di ritorno ai dividendi e della vendite di attività. Una mancanza di visibilità che sarebbe già costata al gruppo di telecomunicazioni il 25% circa, in termini di capitalizzazione di Borsa, dall'assemblea di maggio. Ieri Tim ha chiuso ieri la seduta in Piazza Affari a 0,66 euro (in rialzo dello 0,6%), dopo essere crollato, la scorsa settimana, ai minimi degli ultimi cinque anni (0,60 euro).

Elliott in compenso avrebbe messo appunto un piede in Vodafone, con «una partecipazione rilevante» non meglio specificata. Lo ha riportato ieri Dealreporter citando fonti interne al gruppo. Interpellato in merito il portavoce di Elliott ha preferito non commentare. La sola indiscrezione è comunque bastata a far innescare la quinta a Vodafone che ha chiuso la seduta di ieri in rialzo del 3,6% sul listino di Londra. Si tratterebbe di una sfida ideale per Elliott che avverrebbe proprio mentre nel gruppo tlc inglese si consuma il cambio al vertice tra l'amministratore delegato uscente Vittorio Colao e il successore Nick Read, che prenderà le redini in autunno ma ricopre oggi la carica di direttore finanziario.

Secondo gli analisti Vodafone, che ha da poco concluso l'acquisizione per 18 miliardi delle attività europee di Liberty Global, paga poi i problemi irrisolti in Spagna, India e nello stesso Regno Unito.

Senza contare la sfide delle vendite e la pressioni sui margini impressa al settore dall'arrivo dei nuovi operatori.

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