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Dagli Hussiti ai "Cristeros": uccidi e muori in nome di Dio

Un saggio di Alberto Leoni ripercorre secoli di conflitti tra le fedi (ateismo compreso). Per capire la tolleranza

Dagli Hussiti ai "Cristeros": uccidi e muori in nome di Dio

La Chiesa è stata fino all'altroieri tollerante con le altre religioni ma durissima con le eresie, sorta di moneta falsa che può provocare la perdita peggiore, quella dell'anima. All'inizio c'era un eresiarca e i suoi seguaci: condannato quello, questi si disperdevano. Ma il catarismo nel XII secolo era diverso.

Non si conoscevano i fondatori né i capi, eppure invase in breve tempo le regioni più ricche d'Europa, il Meridione francese e il Settentrione italiano. La Chiesa dovette inventare la capillare Inquisizione, madre (al di là delle leggende nere) del processo moderno. Allora gli eretici passarono alle spicce, uccidendo gli inquisitori. Fu proprio l'omicidio del legato papale Pierre de Castelnau in quel di Tolosa a provocare la crociata contro gli albigesi, con cui Alberto Leoni inaugura il suo Storia delle guerre di religione. Dai catari ai totalitarismi (Ares, pagg. 368, euro 18). Leoni è noto ai lettori del Giornale per La croce e la mezzaluna, storia delle guerre tra cristianità e islam, che è stato poco tempo fa abbinato al nostro quotidiano. In quella crociata, cui si mischiarono fin da subito motivi politici e appetiti feudali, si verificò nel 1209 il massacro di Bezières, passato alla storia per la frase (mai detta) «Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi» del legato Arnaud Amaury, personaggio oggettivamente tristo al di là della frase falsamente attribuitagli.

Leoni non si adagia su una facile apologetica ma dice le cose come stanno, non lesinando la critiche a papi e prelati se del caso. E non esitando a elogiare eretici quando e se lo meritavano. Per esempio, trattando delle guerre hussite, secondo capitolo del suo excursus, non nasconde la sua ammirazione per l'esercito degli eretici guidato da Jan Zizka, «un comandante tra i più notevoli della storia militare europea», che tenne in scacco per anni gli imperiali con tattiche geniali. E, parlando del Sacco di Roma a opera dei lanzichenecchi nel 1527, non tace che il papa di allora, Clemente VII, era rimasto vittima della sua stessa spregiudicata politica delle alleanze.

I complimenti sono, però, equamente distribuiti: nel 1353 fu la Chiesa a dotarsi di un soldato eccezionale, Gil de Albornoz, «uno dei personaggi più straordinari e, tuttavia, meno conosciuti della storia della Chiesa», l'uomo che, con un piccolo esercito di mercenari, riuscì a ricostituire nella sua integrità lo Stato della Chiesa.

Un secolo dopo cominciavano le guerre di religione propriamente dette con «il raccapricciante processo a Jan Hus, mandato al rogo nel 1415 a Costanza dal Concilio riunito in un procedimento formalmente corretto e sostanzialmente iniquo». Da allora l'Europa del centro e del nord non ebbero più pace, arrivando fino alla straziante Guerra dei Trent'Anni che sancì l'inizio dell'indifferentismo religioso e aprì la via al mondo moderno. In tempi per noi incomprensibili ci si poteva combattere per il modo più giusto di salvarsi l'anima, ritenuta ben più importante del corpo. Oggi noi occidentali non capiamo più perché gli utraquisti si facessero scannare, e scannassero, per poter fare la comunione sotto le due specie. Così come non capiamo come mai un islamico radicale decida di farsi saltare in aria, e di far saltare quanta più gente possibile, al grido di «Allah è grande». Ma noi siamo figli delle guerre di religione, cui seguirono quelle contro la religione, che Leoni analizza e ricorda all'odierno laicismo che si ritiene immacolato. I giacobini francesi inaugurarono l'età nuova sottoponendo a genocidio la cattolica Vandea e aprendo la strada alla novità dello Stato che coarta con persecuzione religiosa il suo stesso popolo in nome del deismo, poi dell'agnosticismo e infine dell'ateismo.

Non si dimentichi che anche il Risorgimento italiano fu una guerra contro la Chiesa e il sentire tradizionale degli italici. Le Insorgenze antinapoleoniche l'avevano preceduto lottando a mano armata in nome della Fede. La guerra «cristera» in Messico tra il 1926 e il 1929 fu una crociata difensiva vera e propria: cattolici contro il governo ateista. Per un bilancio, è innegabile che la Chiesa cattolica abbia perso quasi tutte le guerre convenzionali e vinto quasi tutte le guerre asimmetriche, quelle in cui le armi impiegate non sono spade e cannoni ma libri, preghiere e, soprattutto, quell'incontro tra persona e persona che è all'origine stessa del cristianesimo.

Può essere lo spunto per un ripensamento del ruolo dei cristiani nel mondo, simili, oggi più che in passato, ai cristiani dei primi secoli che seppero convertire l'impero romano muniti solo di una «bellezza disarmata».

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