Economia

"Target ambiziosi": Ferrari fa -8,3%

Alla Borsa non basta il trimestre record. Il Cavallino paga la prudenza di Camilleri

"Target ambiziosi":  Ferrari fa -8,3%

La «prima» di Louis Carey Camilleri, come ad di Ferrari, viene salutata dalla Borsa con un -8,35% e la caduta del titolo a 104,30 euro (giornataccia anche a Wall Street). Al mercato non è bastato un secondo trimestre caratterizzato da un ebit record (290 milioni, +7% e un margine del 31,9%). Le azioni del Cavallino rampante, oltre a non avvalersi più di una sorta di «premio Marchionne» (l'ex presidente di Ferrari e ad di Fca sarà ricordato il 14 settembre a Torino e il 27 ad Auburn Hills, negli Usa), hanno risentito delle affermazioni di Camilleri («i target al 2022 sono ambizioni e faremo di tutto per raggiungerli»). I dettagli degli obiettivi finanziari e industriali al 2022 saranno illustrati il 17 e 18 settembre al Capital Markets Day che si terrà a Maranello. «Credo - ha aggiunto l'ad, affiancato nella sua prima conference call dal nuovo cfo Antonio Picca Piccon - che ci siano alcuni rischi là fuori, ma ci sono anche delle opportunità. Sergio Marchionne e io condividiamo le stesse ambizioni per l'azienda, abbiamo solo un diverso stile. Ci aspettiamo un futuro molto luminoso in Cina e crediamo che il nostro business continuerà a crescere. Siamo molti focalizzati sui ricavi più che sui volumi, e non penso che questo intaccherà l'esclusività del brand, anche se produrremo oltre 10mila vetture».

Prima di parlare agli analisti, Camilleri ha ricordato Marchionne, a una settimana dalla scomparsa: «È stato un uomo di immenso talento e con una mente acuta, un grande leader, un uomo pieno di energia e dal cuore generoso. Eravamo in stretto e frequente contatto». Camilleri ha confermato anche il suo coinvolgimento nella Formula 1 («anche se non sono sicuro di portare nuove idee») e ha commentato i negoziati in corso con Liberty Media: «Credo che ci siano stati progressi sulla parte tecnica, mentre ce ne sono stati di meno sul budget e la governance del circuito».

Ferrari ha chiuso il secondo trimestre con 906 milioni di ricavi (+14% a cambi costanti), consegne in aumento (2.463 unità, +5,6%) e un utile netto di 160 milioni (+18,1%). Sotto quota 500 milioni il debito netto (472 milioni) e outlook per il 2018 confermato (oltre 9mila vetture consegnate; più di 3,4 miliardi alla voce ricavi netti; 1,1 miliardi di ebitda adjusted; 550 milioni di spese in conto capitale; un debito industriale netto inferiore a 400 milioni). Boom dei modelli a 12 cilindri (+22,6%) grazie alla 812 Superfast, mentre la domanda di bolidi con motore V8 - gamma sostenuta dalla famiglia 488, mentre sono partite le prime consegne della Portofino - è cresciuta dell'1%.

Da Maranello a Torino. Nel toto-nomi riguardante la guida della regione Emea di Fca (Europa, Africa e Medio Oriente) spunta ora anche quello di Gianluca Italia, direttore generale del gruppo per l'Italia (se ne era già parlato subito dopo la notizia delle dimissioni di Alfredo Altavilla). Dalla sua, il manager ha soprattutto gli importanti risultati che Jeep continua a ottenere in Italia, facendo da traino alla regione Emea. Il nome del capo del mercato italiano si aggiunge così a quelli di Pietro Gorlier, Davide Mele e Antonio Filosa.

In luglio, intanto, rispetto a un mercato che nel complesso è salito del 4,4% (-0,7% nei sette mesi), in Italia il marchio Jeep ha segnato un nuovo balzo: +102%. Positiva anche Fca: +3,4% e 28,15% di penetrazione. Bene il Lingotto negli Usa: +6% in luglio, miglior mese per Jeep (+15) e Ram (+2%).

Ma in Borsa il gruppo perde quota: -2,64% a 14,21 euro.

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