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Stati Uniti in imbarazzo. All'ambasciata di Mosca lavorava una spia russa

La donna è stata licenziata nel 2017: gli Usa avevano cercato di tenere nascosta la notizia

Stati Uniti in imbarazzo. All'ambasciata di Mosca lavorava una spia russa

Una spia travestita da guardia del corpo. Il nome, per ora, è noto solo agli inquirenti, ma è noto che abbia lavorato per oltre dieci anni nell'ambasciata americana a Mosca prima di essere licenziata nel 2017. Dopo che gli 007 Usa l'hanno smascherata: era una spia russa, una insospettabile, assunta dal Secret Service, l'agenzia federale che si occupa della sicurezza delle alte cariche dello Stato, incluso il presidente e la sua famiglia.

A rivelarlo è stato per primo il britannico Guardian, poi la Cnn ha ricevuto conferma da un alto funzionario dell'amministrazione Usa. La donna, di nazionalità russa, è stata scoperta nel 2016 durante un controllo di routine del Dipartimento di Stato, dal quale emerse che aveva contatti e incontri regolari e non autorizzati con funzionari del servizio di intelligence di Mosca, l'Fsb. Avrebbe avuto accesso ai sistemi email e di comunicazione interni all'agenzia del Secret Service, con la possibilità di accedere a materiale top secret o estremamente riservato come le agende del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti.

L'Ufficio di sicurezza regionale di Foggy Bottom ha avvisato l'ambasciata a gennaio 2017, e la donna è stata licenziata la scorsa estate, dopo essere stata colta in flagrante, come spiega la fonte. Dopo l'allarme degli investigatori, però, il Secret Service non ha aperto una propria inchiesta, ma ha mandato via la donna con discrezione mesi dopo, quando il Dipartimento di Stato le ha tolto tutti i nulla osta di sicurezza.

L'episodio peraltro è passato pressoché inosservato visto che il suo allontanamento è avvenuto nel periodo in cui Mosca decise di espellere 750 americani come rappresaglia per le sanzioni Usa alla Russia. Il sospetto - secondo il Guardian - è che il Secret Service abbia voluto nascondere la vicenda, che avrebbe creato ulteriore imbarazzo dopo la serie di episodi che negli ultimi anni hanno messo in difficoltà l'agenzia, fin dal secondo mandato di Barack Obama, quando furono cambiati i vertici.

Uno degli scandali che più ha avuto risonanza è stato quello scoppiato durante il Vertice delle Americhe del 2012 in Colombia, quando dodici agenti che dovevano proteggere il Commander in Chief si sono intrattenuti con alcune prostitute prima dell'arrivo di Obama a Cartagena. Sulla vicenda della spia, invece, l'agenzia ha cercato di minimizzare. «Riconosciamo che tutto il personale locale che lavora per le nostre missioni, nel settore amministrativo e non solo, possa essere soggetto all'influenza dell'intelligence straniera. E questo è di particolare rilievo nel caso della Russia», spiega in una nota. «Per questo tutti i dipendenti locali sono gestiti in modo da assicurare che gli interessi del Secret Service e del governo americano siano sempre protetti - continua -. Le loro responsabilità sono limitate a traduzioni, impegni culturali e di sostegno amministrativo». Precisando poi che nessuno di questi soggetti è in grado di ottenere informazioni sulla sicurezza nazionale. Sul caso di specie riconosce di aver agito sulla base delle notizie fornite dal Dipartimento di Stato.

Foggy Bottom, da parte sua, sottolinea il rischio che i governi stranieri provino a reclutare dipendenti fuori dai propri confini: «La sicurezza diplomatica e le altre forze dell'ordine controllano rigorosamente i nuovi assunti nelle nostre missioni all'estero - ribadisce - e tutti i dipendenti sono soggetti a controlli per garantire che siano pienamente conformi alle loro responsabilità».

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