Economia

"Zero politiche industriali. Così non riparte la manifattura"

Intervista a Paolo Pirani: "Dal governo asenza di politiche industriali"

"Zero politiche industriali. Così non riparte la manifattura"

Roma - Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, sindacato dei chimici e farmaceutici della Uil, il governo non sembra avere buoni rapporti con i sindacati. A voi che cosa non piace dell'esecutivo giallo verde?

«L'assenza di politiche industriali e i toni propagandistici. La poca attenzione alle cose concrete. Le vicende politiche rischiano di distrarci dai problemi veri. Siamo usciti dalla crisi con un Paese cambiato, ma senza avere risolto problemi di fondo».

Quali sono?

«Siamo stati poco capaci di valorizzare le attività manifatturiere che sono la nostra ricchezza. Dove è stata fatta innovazione siamo riusciti a restare competitivi, ad esempio nella farmaceutica, settore dove siamo ormai primi in Europa, più avanti della Germania. Uno dei motori di questa innovazione sono state le buone relazioni sindacali. Abbiamo siglato un contratto che contiene forti elementi di novità, come la staffetta generazionale».

L'uscita anticipata dei lavoratori anziani dopo un periodo di affiancamento con un giovane...

«Tutto finanziato da un fondo e reso possibile da accordi aziendali. Mentre la politica discute di quota cento e di superamento della riforma Fornero, le parti sociali hanno mostrato capacità di trovare soluzioni che accontentano tutti».

Un modello esportabile?

«Sì, bisognerebbe dare la possibilità alle imprese e ai lavoratori di rappresentare un punto di riferimento. Vedo grande confusione, ad esempio con il decreto Dignità che registra dissensi sia da parte delle imprese sia dei sindacati. Ci sono incertezze in settori strategici. Ad esempio il tira e molla sull'Ilva. Poi sulle telecomunicazioni, non si sa ancora chi dovrà avviare la banda ultraveloce. Emergono contraddizioni anche nel settore energia».

Il governo ha rivolto al sindacato critiche aspre...

«La caratteristica del sindacato è essere sociale e non politico. Alle nostre assemblee hanno partecipato migliaia di persone. Mi chiedo quanti altri facciano lo stesso oggi.

Una consultazione telematica non sostituisce la complessità del processo democratico».

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