Cronaca locale

"Daspo in piazza Duomo? L'abusivo va a San Babila"

Tutti i dubbi su una misura giudicata utile ma difficile da far rispettare: «Regole monche»

"Daspo in piazza Duomo? L'abusivo va a San Babila"

Daspo urbano di sei mesi per il senegalese venditore di braccialetti e collanine diventato particolarmente molesto. Il provvedimento della Questura gli impedisce di avvicinarsi a piazza Duomo per sei mesi. Fin qui sulla carta. Ma in concreto? L'abusivo già da oggi può tornare «al lavoro» in centro. Se non in Duomo, a pochi passi. Può scegliere ad esempio tra la Galleria, corso Vittorio Emanuele, San Babila. E comunque se verrà di nuovo fermato nei pressi della cattedrale, si beccherà una denuncia a piede libero. O anche due o dieci, che però è facile prevedere non lo scoraggeranno granché.

Non sono pochi i dubbi sui Daspo urbani. Giudicati utili sì, ma difficili da far rispettare. E quindi poco efficaci nella pratica. Colpa di una normativa monca e di un sistema poco snello. Ostacoli che rendono il lavoro delle forze dell'ordine, dei vigili in particolare, simile allo svuotamento del mare con un cucchiaio. «Auspichiamo che misure analoghe vengano adottate a carico degli ambulanti abusivi, almeno nel cuore di Milano. In galleria Vittorio Emanuele, piazza Cordusio e piazza San Babila, dove ogni giorno ci sono decine di venditori abusivi», interviene l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato, sottolineando uno dei punti deboli dei Daspo milanesi: sono limitati ad aree troppo ristrette. Ecco perché. La regola dice che il provvedimento può essere applicato alle zone relative ai mezzi di trasporto, come stazioni ferroviarie, ingressi della metro, fermate degli autobus. Nel caso del senegalese colpito due giorni fa quindi parliamo delle vicinanze delle scale della metro di Duomo. Questione di pochi metri. Il decreto Minniti assegna ai sindaci la facoltà di estendere gli spazi off limits e di creare «aree turistiche» o «di interesse». Dal Castello a San Babila ad esempio, per limitarsi al cuore cittadino. Molti Comuni dell'hinterland, come Sesto San Giovanni, e balneari lo hanno fatto. Milano invece no.

Il secondo nodo riguarda un sistema troppo macchinoso, che fa il gioco dei recidivi. Gli abusivi di piazza Duomo infatti hanno nella maggior parte dei casi il permesso di soggiorno, ma anche diversi ordini di allontanamento da 48 ore violati (da qui poi i Daspo) e decine di migliaia di euro di multe non pagate. Gli ordini di allontanamento vengono firmati dagli agenti di polizia locale ma anche della polizia di Stato o dai carabinieri. Capita però che quando il destinatario torna in piazza prima del tempo, spesso l'operatore non riesce a verificare le sue generalità nel data base. I nomi non sono quasi mai disponibili in tempo reale. Una misura, questa sì, di fatto inapplicabile. E un allontanamento, ancora una volta, solo virtuale.

Le armi degli agenti per affrontare il fenomeno e per avere la meglio sulle decine di venditori che ignorano multe e provvedimenti? Essere in piazza a ogni ora e vincere la battaglia della perseveranza.

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