Cultura e Spettacoli

Addio Jimmy, caratterista Fenomeno

Le sue smorfie sono state un simbolo della commedia all'italiana

Maurizio Acerbi

Jimmy era veramente un fenomeno. Quanti attori possono vantare un curriculum cinematografico come quello esibito da Luigi Origene Soffrano? Detto così, un nome sconosciuto ai più, ma bastava dire Jimmy il Fenomeno per aprire lo scrigno su una carriera che in quasi quarant'anni lo ha visto partecipare a oltre 150 film. Partecipare, non a caso, perché Jimmy, scomparso ieri a Milano a 86 anni, nella residenza per anziani dove abitava da 15 anni, costretto su una sedia a rotelle da problemi di salute, non ha mai avuto ruoli da protagonista, ma sempre da caratterista.

Eppure, tutti lo volevano. Fin dall'esordio con Totò, in Gambe d'Oro. Il Principe della risata, vedendolo, gli disse: «Una faccia da fesso come la tua non l'ho mai vista». E difatti da quel momento la sua mimica facciale è stata il lasciapassare per film come Il medico della mutua con Sordi, Fantozzi con Villaggio, La voglia matta con Tognazzi, Il bisbetico domato con Celentano, L'esorciccio con Ciccio Ingrassia (ve lo ricordate con il cartello «Caduta matti»?), Viuuulentemente mia con Abatantuono, Vacanze in America con De Sica, Il federale con Tognazzi. Dal trash alla commedia sexy, non si è fatto mancare nulla. Comparsate che, però, rimanevano impresse, trasformandosi in scene cult nell'immaginario collettivo.

Risata trascinante, occhi storti, dialetto inconfondibile erano i suoi biglietti da visita per un pubblico che lo ha sempre adorato. Ha fatto di tutto e il contrario di tutto, sul grande schermo. Dal matto all'assatanato, dal petomane al barista, dal postino al detenuto, ha attraversato il cinema comico popolare italiano degli anni '60, '70, '80, rimanendo coerente con se stesso e con il suo personaggio da «scemo del villaggio». Dicevano portasse fortuna, anche fuori dai set cinematografici, come testimoniano le sue ospitate calcistiche. Agli altri, però, più che a sé, visto che nel 2010, in stato di indigenza, aveva lanciato un appello per avere il sussidio della Legge Bacchelli. Negli anni '80, ottenne successo anche sul piccolo schermo, come spalla di Ezio Greggio a Drive In. Spesso, con poche inquadrature Jimmy strappava più risate che i protagonisti del film nei quali lavorava. Qualcuno, infatti, gli chiedeva di non far ridere troppo, perché altri erano gelosi di lui...

A Vanity Fair aveva confessato: «Il cinema funziona come il resto del mondo: ci sono gli stronzi e i buoni, quelli che ti odiano e quelli che ti vogliono bene».

Pur con un tono di voce sempre sopra le righe, Jimmy se ne è andato in silenzio, ma sempre da Fenomeno.

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