Cronaca locale

Il giallo dei fondi spariti nella moschea L'imam: «I fedeli sono dalla mia parte»

«Troppi i soldi spesi per il pellegrinaggio alla Mecca». Denuncia in Procura

Paola Fucilieri

«Voglio essere chiaro: non ho mai pronunciato la frase che mi è stata attribuita lunedì sera, l'imam sono sempre io. Inoltre è indispensabile sottolineare che le forze dell'ordine - carabinieri e polizia, ma anche la guardia di finanza - sanno bene che nei mesi scorsi ci sono state denunce e segnalazioni contro chi ha fatto sparire del denaro all'interno del centro islamico. Denaro dei fedeli. E con quelle persone io non c'entro. Anzi: la maggioranza della gente che frequenta la moschea sta dalla mia parte proprio perché ho portato pubblicamente a galla quello che forse per altri doveva restare segreto».

L'imam licenziato il 31 luglio dal direttivo dell'istituto islamico di viale Jenner, il 47enne Abdelghani Elnadi Im Elbeltagi, rompe brevemente il silenzio dopo che ieri e lunedì non solo, a suo dire, gli avrebbero attribuito una frase non sua, ma sarebbe stato diffamato in qualità di guida spirituale sospettata di aver fatto «sparire» dei fondi dalla moschea, convogliandoli in canali impropri.

La verità di Abdelghani, che sostiene di non ricevere lo stipendio, 2mila euro mensili, «da ben sette mesi» però è ben altra. E visto il largo seguito di cui gode la guida spirituale tra i fedeli di viale Jenner che venerdì al Palasharp, prima della preghiera del mattino, si sono schierati - come spiegano i verbali dei carabinieri - con rabbia contro il direttivo della moschea, è giusto conoscere anche la sua versione dei fatti.

I più stretti collaboratori di Abdelghani suggeriscono che per comprendere le problematiche che hanno portato ai recenti disordini all'interno dell'istituto islamico di viale Jenner, bisogna tornare al gennaio di quest'anno. Quando in rappresentanza di circa 4mila persone, un gruppo di sette fedeli ha sporto denuncia in via Fabio Filzi al Nucleo di polizia economico finanziaria dopo aver pagato una cifra a loro parere spropositata, 5mila200 euro a testa, per partire per l'Arabia Saudita. Il pellegrinaggio alla Mecca, si sa, è un atto obbligatorio: ogni musulmano ci si deve recare almeno una volta nella vita, sempre se ne ha i mezzi. La quota di posti contingentati destinati dall'Arabia alla moschea di viale Jenner comprende ben 323 fedeli musulmani. Chi ha sporto denuncia contro i vertici della moschea, però assicura con veemenza che «il pellegrinaggio viene concordato da sempre con dei prezzi di favore», sicuramente in modo che quasi tutti coloro che professano la fede islamica prima o poi possano intraprenderlo. «Costa non oltre i 2mila500 euro, 3mila al massimo - spiega uno dei fedeli che ha sporto denuncia -. E comunque quello del denaro dei pellegrinaggi è solo l'ultimo episodio di una gestione economica del centro culturale islamico quantomeno sospetta».

D'altra parte è impensabile che il direttivo di un istituto culturale come quello di viale Jenner si macchi di un tale crimine alle spalle dei fedeli.

E la denuncia? Per ora di certo c'è solo che è arrivata in Procura.

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