Cronaca locale

Per controllare i treni mancano gli agenti Polfer

La denuncia di De Corato: "Sono solo 590 per vigilare su 1.900 chilometri di linee ferroviarie"

Per controllare i treni mancano gli agenti Polfer

«Sarà una prossima senatrice leghista». Il commento sul controllore salito alla ribalta delle cronache per l'annuncio in cui chiedeva di scendere dal treno agli zingari colpevoli di aver rotto i c...è di una giovane pendolare alla stazione Garibaldi. Tra chi percorre spesso la tratta Milano-Mantova non sono molte le voci contro la donna che per ora sembra non voler commentare l'accaduto. In fondo Trenord ha aperto un'inchiesta interna per verificare i fatti e lei rischia sanzioni anche se in sua difesa si è schierato pure il ministro degli Interni Matteo Salvini. In Garibaldi parla anche Livia, 67 anni, che scuote la testa: «É un polverone per nulla, provate voi a prendere i convogli Trenord e poi ne riparliamo». L'ansia da rom e questuanti è tale che anche chi scrive viene scambiato per uno zingaro in cerca di spiccioli. Forse è solo mattina e il caldo di questi giorni acuisce le tensioni, forse il problema dell'insicurezza percepita dai pendolari è più intenso di quanto si pensi. «La rete ferroviaria regionale - ricorda l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato - si sviluppa su un percorso di 1.900 km e conta circa 200.000.000 viaggiatori all'anno con un passaggio di 2.256 treni al giorno, di cui 644 effettuano fermata nelle 35 stazioni operative in provincia di Monza e Brianza. A coprire tutta questa rete sono operativi sul territorio solo 590 agenti della Polfer (di cui solo 80 nella pericolosa tratta Milano-Lecco) - e ha poi concluso - Purtroppo il governo precedente ha drammaticamente sottovalutato la pericolosità dell'insicurezza sui treni, tant'è che respinse la richiesta dell'allora Presidente Roberto Maroni di utilizzare i militari sui convogli».

Cambiando stazioni, la situazione è la medesima. A Porta Genova negli spazi delle biglietterie un uomo è dorme in un angolo. Un altro si regge i pantaloni mentre si dirige verso i binari con una bottiglia in mano. Un terzo sul pavimento si dedica ai gratta e vinci. Un addetto vede e alza le spalle. Tutto nelle norma. «Che ci vuoi fare compa', sui treni ne siamo pieni di gente così: ti chiedono i soldi e poi vedi come li spendono» dice un uomo in attesa. Il degrado c'è, si vede e per qualcuno è pure la normalità.

Ma se per qualcuno la situazione delle linee regionali giustifica tutto, così non è per Raffaele Ariano, il trentenne che ha denunciato la frase proferita dalla capotreno all'altoparlante: «Il vero problema è lo spostamento dell'attenzione: io mi aspettavo una dissociazione, arrivata da Trenord ma non dalla politica locale, da quanto detto da un pubblico ufficiale che, pur ammettendo che sia in una situazione di difficoltà, non dovrebbe utilizzare frasi dal contenuto razzista; ciò che reputo però di una gravità inaudita è che la pagina Facebook ufficiale della Lega, cioè il partito del vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, abbia pubblicato un post in cui era possibile riconoscere la mia faccia e il mio nome con un link diretto alla mia pagina scatenando decine di migliaia di commenti sul mio profilo, quello cioè di un privato cittadino, molti di minaccia alla mia incolumità fisica».

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